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La morte di Babbo Natale è un party punk vietato ai minori

Al bando la tristezza, il concettualismo, la demagogia, il teatro civile e quello di ricerca, il teatro di prosa e il balletto, strappiamo le etichette dalla scena. Tutta dritta verso una scena kitsch, paradossale, esagerata, con guizzi surrealisti, insomma profondamente anarchica.
Questo sembrano gridare i Tony Clifton Circus in programma fino a stasera (17 dicembre) all’Angelo Mai con il loro spettacolo punk sul mito di Santa Claus. Nella biografia del gruppo fondato da Nicola Danesi de Luca e Iacopo Fulgi si legge: “Nato nel 2001, il Tony Clifton Circus vuole essere un’insegna luminosa, con lampadine colorate e ad intermittenza, utile a segnalare la presenza di qualcosa di inatteso.” Le lampadine ci sono, come d’altronde c’è l’inatteso, tutta la scena ricavata nello spazio in via delle Terme di Caracalla appare brillante di lucine colorate: lateralmente due cassonetti dell’immondizia addobbati a festa si sostituiscono ai classici alberi di Natale, ai piedi pacchi di tutti i tipi celano i desideri dei bambini. Babbo Natale è al centro, seduto su un trono rosso con tanto di ali sgargianti. Il nostro “mito sovrappeso”, come lo chiamano i Clifton, parla con evidente accento tedesco (interpretato da Werner Waas) ed è completamente su di giri, la sua renna si chiama Adolf e in un momento in cui si lascia andare è capace di urlare ai bambini il loro diritto a sfasciare le vetrine per entrare in possesso dei doni più ambiti. E’ un folle questo Babbo Natale, legge le letterine dei piccoli e alle richieste meno terrene come “la pace nel mondo” risponde con uno speranzoso e controverso “l’avrai figliolo, prima o poi l’avrai”, intanto la renna Adolf mostra visibile eccitazione mentre succhia un lecca lecca e ascolta la lettura delle letterine, per lui è un momento quasi erotico. A tenere a bada le sregolatezze dell’eccentrico personaggio c’è una bodyguard pronta a proteggerlo e in perenne contatto con una fantomatica regia, ma pronta anche ad assecondare il genio della rock star quando Santa Claus e la sua fidata renna si lanciano in una coreografia di Jingle Bell Rock.

Non c’è un tempo di spettacolo, nella performance di Tony Clifton Circus è come se tutto avvenisse nello stesso momento, la drammaturgia sovrappone i propri piani, accoglie i ritorni e si apre continuamente al pubblico che, tirato in causa, sta al gioco fingendo di essere una platea di bambini desiderosa di doni. La forza del gruppo sta proprio nel sovrapporre il teatro di strada con un certo cabaret che trova la propria ispirazione nella satira dei costumi, senza mai indietreggiare nei territori della verosimiglianza, anzi rimanendo con ì piedi ben piantati nel mondo dell’ “immaginario collettivo”. Da dove vengono anche l’Uomo Ragno, Topolino e l’uomo nudo, i primi due evidenti fake, il terzo emblema invece dell’inatteso quanto il cavallo che a un certo punto calca la scena come dono a una spettatrice.

Però anche la fabula vuole la sua parte e dopo un improvviso attentato, che ha portato sul luogo anche la televisione, ecco il nostro eroe che preannuncia la sua fine, dall’alto di un ballatoio grida al mondo la propria rabbia e quando ti aspetti che possa morire di una qualsiasi morte violenta (salto nel vuoto, pistolettata alla testa…) lui stupisce per l’ennesima volta uccidendosi con la Coca-Cola. Ne resta un’immagine lampante, atroce e divertente: il mito barbuto ormai diventato proprietà della multinazionale delle bevande che sostituisce il proverbiale sorriso degli spot con un volto iracondo e ubriaco mentre la famosa bottiglietta cade in terra e il vecchio ci lascia le penne. Buon Natale a tutti!

Andrea Pocosgnich

in scena fino al 17 dicembre 2011
Angelo Mai
Roma

LA MORTE DI BABBO NATALE
eutanasia di un mito sovrappeso
di Tony Clifton Circus
con Nicola Danesi de Luca, Iacopo Fulgi, Enzo Palazzoni, Werner Waas
musiche originali Enzo Palazzoni
soluzioni sceniche Rocco Berlingeri
organizzazione Francesca Corona – PAV
una produzione Tony Clifton Circus 09
in coproduzione con ZTL pro, AREA06 (Roma), Armunia Festival Costa degli Etruschi (Castiglioncello), Lieux Publics (Marsiglia), Arti vive Festival (Soliera), Les Ateliers Frappaz (Villeurbanne), Le Fourneau (Brest), Le lieu noir (Sète), Animakt (Saulx les Charteux)

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

4 COMMENTS

  1. SPETTACOLO MAGNIFICO! Mi fanno ancora male le guance per quanto ho riso! I Tony Clifton sono i clown di ieri, oggi e domani! LI AMO ALLA FOLLIA! Dall’India hanno tolto il pippone retorico del video, ma lo hanno re-inserito in piccole cose, piccoli gesti e dettagli come la Coca Cola alla fine… Volevo rivederlo subito dopo!!! Dovrebbero farlo 3 volte di seguito per stancarmi! Sono gli unici a cui permetterei la lunghezza degli spettacoli di Nekrosius!

  2. No che palle! Tra l’altro è proprio l’esempio dello spettacolo o dell’artista che è bello perché spinto da una nomea e da una struttura e sovrastruttura esaltata a tavolino. Non a caso è apprezzato solamente in Italia e in Lituania. Se i giornalisti andassero a spulciare anche i siti francesi e inglesi, scoprirebbero che spesso questi ultimi si domandano, cosa c’è di bello in Nekrosius e perché in Italia si parla bene di lui. Non ci trovano nulla di interessante!

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