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“Non entrare in Olanda”. La lotta senza vincitori di chi vuole la cultura in Europa

do not enter the netherlands...Il nostro giornale sta tenendo un assiduo diario semi-quotidiano delle attività di assemblea e di sostegno in corso al Teatro Valle occupato. Da qui molte riflessioni, dentro e fuori da questo sito, si sono svolte come una matassa. E questo è un bene. Sempre e comunque. Il primo passo verso una riflessione, se non condivisa, quantomeno comune. Durante qualche giorno di full-immersion in sessioni di lavoro con colleghi internazionali per il progetto SPACE/Writers on the move alla seconda tappa a Praga, hai fatto di tutto per dar conto dei movimenti che stanno scuotendo la capitale italiana e, in un certo modo, parte del senso comune attorno alla politica culturale di tutto il paese. Tra i membri del gruppo, una ragazza tedesca che gira molto per l’Europa muovendosi nel teatro, arriva a Praga dopo un mese e mezzo di lavoro come curatrice a Rotterdam dove, sorpresa sorpresa, non si vive poi una situazione molto più florida della nostra. Prego allora di inoltrare alla nostra redazione il materiale stampa di quella che a tutti gli effetti sembra una vera e propria moratoria contro l’abbattimento brutale del sostegno alla cultura.

Come preannunciato già dall’insediamento, nell’autunno 2010 del governo liberale, un consistente taglio governativo si abbatte sull’Olanda. Diversi autorevoli esponenti del teatro e della danza internazionale danno il via a una protesta contro il governo, la cui politica di “alleggerimento” avrà effetto soprattutto ai danni delle arti performative. Da ormai diversi anni i Paesi Bassi sono uno dei centri di creazione e produzione più vivi nel panorama europeo, una sorta di laboratorio permanente che ora davvero necessita di sostegno per alzare delle barricate di sicurezza nei confronti di quello che gli artisti e gli operatori stessi hanno chiamato “vandalismo culturale”.
Robert Wilson, Marina Abramovic, William Forsythe, Anne Teresa De Keersmaeker, Socìetas Raffaello Sanzio sono solo alcuni dei firmatari di questo appello, insieme a strutture come London International Festival of Theatre, Festival d’Avignon, Salzburger Festspiele e addirittura il Public Theater di New York. La petizione, indirizzata al Segretario di stato olandese con delega alla cultura e ai membri del Parlamento, chiede di ridimensionare i tagli, avvertendo circa “il disastroso impatto che questi tagli avranno sulla salute e la reputazione del settore delle arti in Olanda”.
Stiamo parlando di oltre 200 milioni di euro di tagli da un giorno all’altro, oltre il 35% in meno degli stanziamenti precedenti, con percentuali specifiche del 56% per il teatro e del 40% per la danza. “Tagli simili – recita il comunicato della protesta – strangoleranno l’innovazione, causando un danno irreversibile al settore delle arti in Olanda e di conseguenza nel resto dell’Europa”. In seguito alla creazione, da parte del delegato alla Cultura del BIS – una sorta di ente gestito da lobby di multinazionali della produzione e distribuzione – la maggior parte delle piccole e medie imprese saranno spazzate via. Non ci sarà dunque più posto per la ricerca, i giovani e la didattica delle arti performative locali.

Secondo gli attivisti, “non si può basare una politica culturale esclusivamente su istituzioni internazionali privati, con relativi giochi di potere, senza avere un’ecologia del sistema teatrale locale, nel quale i talenti stessi devono nascere e nutrirsi”. Il New York Times è stato lo strumento di propaganda più importante nelle ultime settimane (per la quale sono state investite risorse che hanno superato i 26.000 dollari), pubblicando il 20 giugno l’annuncio, a mo’ di boicottaggio, “Non entrare in Olanda: scioglimento culturale in corso”.  Diverse manifestazioni sono state organizzate in Olanda, dalla Silent Row al Het Muziektheater  Amsterdam fino all’occupazione del Museo Boijmans van Beuningen di Rotterdam e alla Marcia della Civiltà da Rotterdam a L’Aia, dove ha sede il Parlamento.
Solo per dare un’idea di chi ha partecipato alla protesta, ecco qui di seguito la lettera ufficiale firmata dai professionisti del settore.
7000 partecipanti, 14 persone arrestate durante l’irruzione nel palazzo del Parlamento. Niente di fatto. Nella giornata di ieri 28 giugno 2011 il ministro della Cultura Halbe Zijlstra ha firmato il taglio senza emendamenti possibili. A tutti voi, anzi a tutti noi, un po’ di silenzio per riflettere.

Sergio Lo Gatto

Leggi la petizione [in inglese]

Leggi lo speciale sul Valle occupato

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Sergio Lo Gatto
Sergio Lo Gatto
Sergio Lo Gatto è giornalista, critico teatrale e ricercatore. È stato consulente alla direzione artistica per Emilia Romagna Teatro ERT Teatro Nazionale dal 2019 al 2022. Attualmente è ricercatore presso l'Università degli Studi Link di Roma. Insegna anche all'Alma Mater Studiorum Università di Bologna, alla Sapienza Università di Roma e al Master di Critica giornalistica dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d'Amico" di Roma. Collabora alle attività culturali del Teatro di Roma Teatro Nazionale. Si occupa di arti performative su Teatro e Critica e collabora con La Falena. Ha fatto parte della redazione del mensile Quaderni del Teatro di Roma, ha scritto per Il Fatto Quotidiano e Pubblico Giornale, ha collaborato con Hystrio (IT), Critical Stages (Internazionale), Tanz (DE), collabora con il settimanale Left, con Plays International & Europe (UK) e Exeunt Magazine (UK). Ha collaborato nelle attività culturali e di formazione del Teatro di Roma, partecipato a diversi progetti europei di networking e mobilità sulla critica delle arti performative, è co-fondatore del progetto transnazionale di scrittura collettiva WritingShop. Ha partecipato al progetto triennale Conflict Zones promosso dall'Union des Théâtres de l'Europe, dove cura la rivista online Conflict Zones Reviews. Insieme a Debora Pietrobono, è curatore della collana LINEA per Luca Sossella Editore e ERT. Tra le pubblicazioni, ha firmato Abitare la battaglia. Critica teatrale e comunità virtuali (Bulzoni Editore, 2022); con Matteo Antonaci ha curato il volume Iperscene 3 (Editoria&Spettacolo, 2018), con Graziano Graziani La scena contemporanea a Roma (Provincia di Roma, 2013). [photo credit: Jennifer Ressel]

2 COMMENTS

  1. Caro Sergio,
    i tuoi interventi sono come sempre acuti e sanno registrare, in questo caso, smottamenti inattesi… Sono appena tornato da Amsterdam, una città che mi è sembrata fantasmagorica, che, memore di Kyliàn ed Emio Greco ospitati due anni fa al Valle, credevo essere il paradiso delle arti performative… Scopro con sorpresa che non è così, che la scure sulla cultura, più grave da noi perchè si abbatte su un sistema già fragile, è davvero specchio del zeitgeist.
    Un abbraccio, a presto
    Gianluca

  2. carissimo Gianluca, grazie a te come sempre. Continuiamo a resistere, tentando di informare e ragionare. Se cerchi mie parole, puoi trovarmi qui su queste pagine. Grazie mille
    Sergio

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