Il teatro è civile. L’arte è una carica detonante quando si mette a confronto della società in cui agisce, è civile quando e se agisce. L’epoca moderna schiacciata dalla rappresentazione vive continuo affanno di affermazione del proprio carattere civile, umano, non c’è più una forma che riconosca l’uomo individuo dietro il corpo sfumato della collettività. Proprio per questo, forse, il teatro ha ancora validità espressiva, perché è corpo allo stato primario, è senza equivoci forma e contenuto nell’accadere dello spazio scenico. Questo sia da spunto per andare, dal 22 al 25 luglio 2010, alla IV edizione del Teatro Civile Festival di Monte Sant’Angelo, non a caso in quella Puglia che forse in questi anni sta dando prova che si può ancora stare insieme e condividere, organizzato da Legambiente e diretto da Mariateresa Surianello.
L’intento dichiarato è quello di porre in comunicazione esperienze diverse e diversi spazi attivi di resistenza artistica, in modo da penetrare la coltre spessa della percezione del pubblico su più livelli; ecco dunque che il valore più grande resta la varietà dell’offerta: dalla Macadamia di Ricci/Forte al contest #3 dall’Antigone dei Motus, passando per Andrea Cosentino e Dario Vergassola, fino alla coreografa di Soweto, nella Sudafrica osannata poco tempo fa per la sua crescita culturale, Nelisiwe Xaba, che farà luce a una storia cruenta di arretratezza e sfruttamento del potere coloniale. Come volerci dire di stare attenti, che la civiltà non si misura a stili di vita, ma dalla maturazione culturale degli uomini tutti. A qualunque latitudine.
Simone Nebbia
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