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Carlo Guasconi. Essere bugiardo con la morte

Essere bugiardo è il testo vincitore del Premio Tondelli 2015, di Carlo Guasconi. Messo in scena con la regia di Emiliano Masala a Primavera dei Teatri 2018. Recensione

Foto Angelo Maggio

Un padre e un figlio, lo spazio di una casa familiare, lo spazio del ricordo e dei sentimenti. Il tavolo della cucina è un tavolo operatorio sul quale i ferri della drammaturgia opereranno a cuore aperto nelle più dolorose cavità dell’uomo. Minuto nel corpo, con tutti i decenni scavati sul viso, nella barba incolta di una sospensione dalla vita volontariamente attuata per ascoltare la morte. Il padre è bugiardo con i suoi ricordi e dunque con se stesso, perché non riesce a raccontarselo del tutto quel dolore, finge di vivere nella memoria, ma si lascia morire nella realtà.

Non c’è progressione o azione, non c’è mutamento: siamo di fronte a qualcosa che è già avvenuto. Basterà poco, un accenno a un incidente terribile, per comprendere che il figlio è un ricordo o comunque una presenza illecita che non appartiene alla realtà del qui e ora, ma incredibilmente, in qualche modo, la determina. Il vivo se ne sta tra i morti, non vuole alzarsi dalla propria sedia, a costo di pisciarsi addosso, ché dalla tavola ci si alza tutti insieme e allora finché lui è seduto anche la volatile presenza del figlio è costretta a rimanere.

Foto Angelo Maggio

Lo spettacolo scritto da Carlo Guasconi è la giustapposizione di tre finestre su tre momenti diversi di una realtà cronologica. Nel secondo si torna indietro fino agli ultimi minuti di vita della moglie: una malattia se la sta portando via, anche in questo caso l’uomo non può fare a meno di rimanere, nonostante la moglie non voglia; non può e non sa stare in nessun altro posto. Nel terzo quadro, la famiglia è riunita, madre e figlio (o meglio le loro presenze) lottano contro l’apatia dell’uomo, tutto intorno marcisce in attesa di un colpo di coda della vita. Sono squarci di realtà, tremendi, in cui l’unica mediazione è lo stesso dispositivo teatrale, che in qualche modo ci fa sentire al sicuro. Forse un eccesso di realismo dunque, che però sembra essere anche l’artificio principale scelto per raccontare una storia piccola, quotidiana.

Foto Angelo Maggio

Produttivamente ci sono alcune questioni da evidenziare: l’autore (e interprete nel ruolo del figlio) è un ragazzo del 1989 che con questo testo ha vinto il Premio Tondelli (dedicato ai migliori drammaturghi under 35) nel 2015, quando sorprese la giuria per la maturità e la capacità di tratteggiare caratteri «umani, umanissimi»; su questa giovane scrittura hanno puntato (oltre al Premio Riccione) due soggetti da sempre impegnati nella ricerca di nuove drammaturgie, Proxima Res e La Corte Ospitale.

Quella purezza iperrealistica che sembra essere il marchio di fabbrica del testo emergerebbe con difficoltà se non ci fosse la mano registica di Emiliano Masala, presente in sottrazione, con una visione in grado di focalizzarsi sul testo e su uno scheletro scenografico (di Giuseppe Stellato, creatore di alcune tra le più affascinanti scene del recente teatro di Antonio Latella, come nel caso di Ti regalo la mia morte, Veronika) drammaturgicamente funzionale e simbolico allo stesso tempo, anche grazie alle luci di Omar Scala.

Essere bugiardo probabilmente è una drammaturgia che non sfida un certo lirismo o si impegna in complessi meccanismi narrativi, ma tenta, riuscendoci, di filtrare verso la platea una serie di piccole immagini commoventi che accendono ricordi, riflessioni e slanci empatici da parte del pubblico. Il resto lo fanno i corpi degli attori, casse di risonanza di quei sentimenti: il padre, Massimiliano Speziani, è superbo nella gestione dei silenzi, della postura sedentaria eppure sempre sul punto di implodere. Come d’altronde è commovente anche la performance di Mariangela Granelli quando sul lettino di ospedale cerca di convincere il marito ad abbandonarla: trova quel piglio leggermente ironico con cui si cerca di mascherare la paura della morte. A Guasconi, il figlio, spetta la rabbia, la testardaggine di far rinsavire il padre, unico vivo.

Andrea Pocosgnich

Teatro Vittoria, Primavera dei teatri, Castrovillari – giugno 2018

Essere bugiardo
di Carlo Guasconi
regia Emiliano Masala
con Mariangela Granelli, Carlo Guasconi, Massimiliano Speziani
scene Giuseppe Stellato
disegno luci Omar Scala
elaborazioni sonore Zeno Gabaglio
assistenti alla regia Marta Cagliani, Enrico Ravano
produzione La Corte Ospitale, Proxima Res e Premio Riccione
Testo vincitore dell’11° Premio Riccione Pier Vittorio Tondelli

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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