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Corsie Festival. Attraversare, stare, gridare

Si è svolto a Perugia Corsie Festival – Itinerari del presente, una sei giorni diretta da Matteo Svolacchia, nata dall’esperienza dalla residenza umbra Corsia Of. Un’esplorazione del territorio e delle sue urgenze.

foto di Lorenzo Barbetti

Nel 2015, sulle pagine della prestigiosa rivista americana Current Biology è apparso uno studio relativo alle qualità acustiche dell’urlo e alle implicazioni neurobiologiche della sua ricezione. La ricerca – condotta dalle Università di Ginevra e New York e dal Max Planck Institute for Empirical Aesthetics – ha permesso di individuare nella roughness delle grida (la capacità di cambiare intensità sonora molto rapidamente) la caratteristica che le distingue da ogni altro fenomeno uditivo, determinandone la riconoscibilità e, per questo, l’efficienza biologica e sociale.
La separatezza dell’urlo da tutti gli altri segnali sonori di comunicazione, sancita a livello culturale dalla moderazione con la quale in età adulta viene impiegato, ne definisce il carattere eccedente e eccitante insieme e anche la funzionalizzazione: gridiamo quando abbiamo una necessità espressiva che sorpassa l’ordinarietà, per denunciare un pericolo, per esprimere un’urgenza, estinguere un dolore, richiamare un’attenzione ulteriore.

foto di Lorenzo Barbetti

A livello iconologico, l’urlo ha costituito il logo di Corsie Festival – Itinerari del presente, una sei giorni spezzata in due weekend che si è svolta a Perugia, in diversi luoghi del centro storico. Il progetto grafico di Daniele Meloni vede infatti un volto di uomo, deformato dal grido, stagliarsi scuro in un pattern rosso. Se la parola “logo” contiene in sé l’idea di un qualcosa di stabile e epigrafico, l’interpretazione dinamica che ne offre Corsie rende giustizia alla particolare ispirazione del festival che si propone come un appello, gridato ma speranzoso, alla città: artisti, operatori, giornalisti sono stati, nel corso delle giornate, invitati a urlare, ironicamente o entusiasticamente, in camera o di fronte all’obiettivo fotografico.

Il progetto nasce dal lavoro di Corsia Of, residenza artistica nazionale che, ormai da più di quattro anni (anche se il riconoscimento del MiBACT è arrivato nel 2015) raccoglie cinque compagnie teatrali perugine: Art N/veau, Compagnia degli Gnomi, Micro Teatro Terra Marique, Occhisulmondo e Uthopia Teatro.
Gli organizzatori di Corsie – Matteo Svolacchia, Massimiliano Burini, Massimo Capuano, Caterina Fiocchetti, Chiara Meloni, Claudio Massimo Paternò, Giulia Zeetti – sono stati affiancati da un ampio staff, tecnico e logistico, chiamando a raccolta operatori (gli allestimenti sono firmati Music Boulevard, la documentazione foto e video è di Dromo Studio e Emergenze), volontari, critici e direttori degli spazi cittadini.

foto di Lorenzo Barbetti

L’altra immagine che ricorre continuamente, come un contrassegno esibito, è quella contenuta nel titolo: la corsia non soltanto richiama l’architettura interna dell’ex ospedale, ora spazio partecipato, ma – in un felice accordo tra polisemia e ri-funzionalizzazione – allude all’attraversamento, alla velocità, al disegno delle arterie che, trafiggendo, mettono in comunicazione.
A simboleggiare il legame – intenso, capillare e in qualche modo reticolare – con il territorio è anche la fitta mappa di avamposti cittadini che hanno ospitato gli eventi: dall’ex ospedale psichiatrico Fatebenefratelli, vero nucleo radiale del Festival, alla Sala Cutu, da Palazzo Penna ai cinema cittadini PostModernissimo e Zenith, fino ai locali – T-Trane, Marla, FreeRide – che hanno accolto i concerti serali.
Una rete di luoghi per una rete di azioni. Oltre agli spettacoli, ai dj-set, ai due workshop (il primo tenuto da Alessandra Dell’Atti e Francesco Gabrielli, il secondo da Marta Bichisao), il calendario ha previsto la sonorizzazione curata da Nicola Fumo Frattegiani della mostra di Bacosi negli ambienti di Palazzo Penna, tre proiezioni (La prova, il film di Ninni Bruschetta e gli short-movie L’uomo che cammina e The Olympic Games con i quali è stata inaugurata la saletta PostCorsia, firmata da PostModernissimo) e due incontri mattutini alla presenza delle istituzioni: il primo sul tema della spettatorialità in provincia, il secondo un tavolo più tecnico per fare il punto sul triennio delle residenze.
L’idea di fondo è che quella sviluppata in residenza artistica sia una materia fragile e esposta che chiede un tempo paziente e una disponibilità al fallimento che confliggono con le strategie di produzione e circuitazione ma, allo stesso tempo, sono le condizioni ineliminabili di un agire creativo che ponga davvero al centro l’auto-interrogazione, la ricerca e la sperimentazione.

foto di Lorenzo Barbetti

Alcune delle compagnie che, in questi anni, sono state accolte in residenza da Corsia Of sono tornate a Perugia per portare negli ambienti disadorni e maestosi dell’ex ospedale gli esiti delle proprie ricerche. Nel complesso i lavori visti – addensati attorno ad alcuni fulcri concettuali: corpo, attraversamento, stasi, apparizione, identità – si possono definire accomunati da una cura autoriale, non priva di accenti di viva e pensosa indagine, che sembra effettivamente dimostrare un tempo di gestazione intimo e protetto.
Cosmo, di Kazibaze Theater, è un gioco di ombre e maschere calato in una fonosfera insolita (sembra essere il suono a indicare le funzioni dei simboli in scena, pur mantenendosi molto lontano dalla didascalia) per una rilettura del Barone rampante accurata e immaginifica che smussa con la raffinatezza il rischio di un’esplicazione troppo didattica.
L’uomo che cammina // Perugia è un montato di 47 minuti che restituisce alcune impressioni della performance itinerante che Leonardo Delogu ha portato in varie città italiane. Come nella spiegazione del regista, si tratta di «un contributo a risemantizzare la parola paesaggio», il punto di avviamento di un discorso sulla «città inconscia» che, aiutato da alcuni espedienti (drammaturgia dei movimenti, qualità del montaggio tremula e imperfetta, piccole manipolazioni della realtà intorno) riesce davvero a spezzare la legge delle corrispondenze codificate che governa la nostra lettura dello spazio.
Gli allievi di INC INNprogress Atelier e Centrodanza si sono esibiti in Performances in the aisle, una serie di “esercizi sul magnetismo” contrassegnati da una profonda sensatezza del disegno scenico e da una ricerca sul significato del gesto che, pur condotta da interpreti estremamente giovani, riesce a spostare l’indagine su una via sempre meno scolastica e sempre più intuitiva.
Nelle note di regia Lettera al lupo di Angela Burico e Nicola Pedroni è definito «atto performativo di apparizioni involontarie». Questa operazione ci è sembrata macchiata di una colpevole autoindulgenza, tutta costruita sulla retorica dell’animalità e della tribalità e troppo fiduciosa nel dispiego dello studio sulla vocalità condotto da Burico. Lettera al lupo si è offerto come un esperimento di ibridazioni gratuite e di videomapping approssimato e naïf, aiutandoci però a mettere a fuoco una gamma di domande sull’appeal di queste posture.

foto di Lorenzo Barbetti

Di tutt’altra fattura l’indagine di Lucifer (Industria Indipendente), già visto a Romaeuropa Festival, portatore di un pensiero drammaturgico significativo ma ancora un po’ fragile, al cospetto del fulgore di una partitura corporea che spinge all’estremo la sua seduzione.
Lo short movie The Olympic Games, di Marco D’Agostin e Chiara Bersani, ha costituito una preziosa occasione per vedere questo lavoro che, dopo un’anteprima a Santarcangelo, ha debuttato a Kilowatt a luglio scorso. Alla ricchezza di letture possibili la forma filmica ne aggiunge una ulteriore, data dalla maestria di un esercizio narrativo che, attraverso le possibilità della tecnica, non simula la mimesi ma, coraggiosamente, sonda i confini della virtualizzazione.
L’ultima giornata di festival si è chiusa con Acquafuocofuochissimo di Francesco Michele Laterza. I quattro interpreti, ben accordati e confidenti, hanno dato vita a un affresco mobilissimo e esilarante che disvela continuamente le accurate modalità di costruzione di un discorso sulle pose e sui feticci della mascolinità, rinunciando ai logorati discorsi sul trauma per accendere finalmente una luce gioiosa sul racconto dei meccanismi auto-proiettivi.

L’affluenza, sempre alta, sembra indicare che al grido – vagamente apotropaico, di certo segnaletico – di Corsie corrispondono un’urgenza e un’apertura cittadine e che esiste un margine sul quale lavorare per approfondire questa attenzione già promettente. La strada sembra essere quella di intensificare le collaborazioni sul territorio e di predisporre formazione, offerta e programmazione in una logica più audace, esplorativa e soprattutto – fuori dalla retorica dello scardinamento – capace di porsi in ascolto.

Ilaria Rossini

LA PROVA
di Ninni Bruschetta
con Angelo Campolo, Emmanuelle Aita, Celeste Gugliandolo, Mariasole Mansutti, Antonio Alveario, Maurizio Puglisi, Gionni Boncoddo
montaggio Nello Grieco
prodotto da EAR Teatro di Messina

COSMO
Kazibaze Theater
idea Clara Gracia
di e con Catia Almeida Santos, Clara Gracia
consulenza Barbara Gstaltmayr, Natasha Nixon
maschere Amelie Seib
scena Laila Rosato
musica Stefano Ciardi
con il sostegno di Bezirk Freidrichshain-Kreuzberg, Embajada Española Berlin, Corsia Of

L’UOMO CHE CAMMINA
idea e regia Leonardo Delogu, Valerio Sirna, Hélène Gautier
con Dario Guardalben, Hélène Gautier, Vincenzo Scalera
assistente di produzione Giulia Mereghetti
riprese e montaggio Riccardo Tappo
produzione DOM-, Teatro Stabile dell’Umbria, Santarcangelo Festival, Terni Festival
con il sostegno di Corsia Of

PERFORMACES IN THE AISLE
coreografie di Afshin Varjavandi, Roberto Costa Augusto, Claudia Fontana
con gli allievi di INC INNprogress Atelier e Centrodanza

PASSENGER. IL CORAGGIO DI STARE
idea, regia e coreografia Tommaso Serratore
di e con Elisabetta Bonfà, Miriam Cinieri, Tommaso Serratore
video Salvatore Insana
luci Eleonora Diana
musiche Gabriele Ottino
realizzato nell’ambito del progetto Residenze coreografiche Lavanderia a Vapore 3.0 – Piemonte del Vivo
coproduzione Festival Oriente Occidente
con il sostegno di ACS Abruzzo Circuito Spettacolo, LUFT, Mosaico Danza, Sosta Palmizi, Corsia Of, Versiliadanza

LETTERA AL LUPO
ideazione, voce, montaggio, video Angela Burico
suono e tecnica Nicola Pedroni
consulenza video Maria Pecchioli
con il sostegno di Corsia Of

LUCIFER
di Erika Z. Galli, Martina Ruggeri
con Piergiuseppe Di Tanno, Lady Maru
musiche originali Lady Maru
luci Daniele Spanò, Luca Brinchi Costumi Clara Tosi Pamphili
maschera Tiziano Fario
produzione Industria Indipendente
coproduzione Carrozzerie | n.o.t
residenze Armunia, Città del Teatro (Cascina), Corsia Of (Perugia), Angelo Mai (Roma)
in collaborazione con short theatre

THE OLYMPIC GAMES – short movie
di e con Marco D’Agostin e Chiara Bersani
videomaker Alice Brazzit
dalle performance di Amburgo, Sansepolcro e Santarcangelo di Romagna

ACQUAFUOCOFUOCHISSIMO
ideazione Francesco Michele Laterza
di e con Simone Evangelisti, Francesco Michele Laterza, Fabio Pagano, Sandro Pivotti
suono Danilo Valsecchi
disegno luci Gianni Staropoli
drammaturgia Emanuela De Cecco
supporto alla visione Isabella Mongelli
produzione Tenuta dello Scompiglio
promosso e sostenuto da Anghiari Dance Hub
con il sostegno di Sosta Palmizi, Kilowatt tutto l’anno, Corsia Of

 

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Ilaria Rossini
Ilaria Rossini
Ilaria Rossini ha studiato ‘Letteratura italiana e linguistica’ all’Università degli Studi di Perugia e conseguito il titolo di dottore di ricerca in ‘Comunicazione della letteratura e della tradizione culturale italiana nel mondo’ all’Università per Stranieri di Perugia, con una tesi dedicata alla ricezione di Boccaccio nel Rinascimento francese. È giornalista pubblicista e scrive sulle pagine del Messaggero, occupandosi soprattutto di teatro e di musica classica. Lavora come ufficio stampa e nell’organizzazione di eventi culturali, cura una rubrica di recensioni letterarie sul magazine Umbria Noise e suoi testi sono apparsi in pubblicazioni scientifiche e non. Dal gennaio 2017 scrive sulle pagine di Teatro e Critica.

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