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Teatro in video. La notte magica di Max Reinhardt

Teatro in video 43° appuntamento. A Midsummer Night’s Dream film del 1935 diretto da Max Reinhardt e William Dieterle, fu anche uno spettacolo teatrale molto discusso…

Il 31 maggio del 1933 Max Reinhardt mette in scena, con attori italiani, il Sogno di una notte di mezza estate. Il contesto è quello del Maggio Musicale Fiorentino, sullo sfondo i Giardini di Boboli. Non è la prima volta che il regista tedesco si trova in Italia: già l’anno precedente la sua compagnia era arrivata a Roma, poi Firenze, Milano, Genova e Torino, «Un godimento raro, una rivelazione inattesa per il pubblico di alcune grandi città» si disse sui quotidiani. Sempre nella cornice del Maggio Fiorentino del 1933, a ventiquattr’ore di distanza, lo stesso gruppo d’attori italiani lavora alla Rappresentazione di Santa Uliva con il regista Jacques Copeau. Un modo opposto di concepire la regia teatrale rispetto al lavoro di Reinhardt. L’occasione è unica, si crea un tavolo di discussione che, con tutte le precauzioni d’obbligo, mette a confronto due artisti così diversi. Chiari gli schieramenti: da una parte l’essenzialità del francese Copeau, dall’altra la fantasmagoria dei giochi scenici di Reinhardt. Per l’Italia è stato un passaggio eccezionale, che in quegli anni ha segnato una fase importante del nostro teatro, acceso forse più nelle discussioni che nella pratica.

In queste ripresa cinematografica è quasi palpabile il sottotesto onirico e immaginifico che era pura sostanza delle regie teatrali del maestro tedesco. Un artista visionario, esponente di un teatro che fu apripista per la moderna regia. In Italia i suoi spettacoli segnarono gli sguardi di un pubblico abituato ad un altro tipo di teatro, quello di tradizione attorica, ancora forte negli anni ’30.
Silvio d’Amico, spettatore d’eccezione, e sensibile ai richiami della regia europea sul Sogno dirà «Reinhardt ci ha dato una sorta di trasposizione visiva del poema. Al mondo della leggenda, e a quello delle fate, egli s’è proposto di introdurci soprattutto per la via degli occhi». Acrobazie fantastiche, qualità immaginifiche fanno dello spettacolo una gradinata di rame, oro e poi neve, verdi campi eterei, fate vestite di cielo, danze che si intrecciano e s’annodano seguendo le note di Mendelsshon. La scena del film scelta sembra specchio di questa immagine. Un bel caso, in cui teatro e cinema hanno saputo dialogare scambiandosi richiami e suggestioni, facendosi gioia per gli occhi di un pubblico abituato a frequentare sale teatrali e cinematografiche indifferentemente, molto più di quanto si è disposti a fare oggi.

Doriana Legge 

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Doriana Legge
Doriana Legge
Doriana Legge è docente di Storia del Teatro e Problemi di storiografia dello spettacolo presso l’Università degli studi dell’Aquila. Nel 2014 ha conseguito il dottorato di ricerca in Generi letterari presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università degli studi dell’Aquila. Dal 2013 fa parte del comitato di redazione della rivista di studi “Teatro e Storia” edita da Bulzoni. Collabora a voci enciclopediche per il Dizionario Biografico degli Italiani della Treccani. Scrive per la rubrica teatrale dell’“Indice dei libri del mese”. È anche musicista e compositrice per cinema e teatro, autrice di sonorizzazioni che portano a indagare le immagini pensando relative drammaturgie sonore. Da gennaio 2017 collabora con Teatro e Critica. Per consultare i suoi lavori e pubblicazioni più recenti: https://univaq.academia.edu/DorianaLegge

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