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Malmand a Presente!, il teatro è energia e sudore

Malmand Teatro con “A Sciuquè” apre a Teatro Azione la seconda edizione di Presente! Rassegna su contemporaneo e formazione. Il racconto. 

Foto Teatro Azione
Foto Teatro Azione

Per il secondo anno consecutivo una scuola di recitazione romana, Teatro Azione, sceglie di aprire il proprio palco a Presente!, una piccola rassegna per giovani professionisti, chiamati da bando a presentare uno spettacolo durante tre weekend di febbraio e specialmente con un pubblico per la maggior parte composto da allievi-attori. Tra gli obiettivi di questa iniziativa c’è sicuramente la necessità di accorciare quel divario tra studio e messa in pratica attraverso l’osservazione dei meccanismi di creazione dall’interno, in qualità di attori e dall’esterno come spettatori, guardando il più possibile, anche verso quelle pratiche lontane dal proprio percorso.

Mediando gli incontri alla prima delle tre repliche di ciascuno spettacolo, queste sono alcune delle questioni con cui ci siamo confrontati durante quello avvenuto lo scorso week end tra un nutrito gruppo di attori e un altrettanto folto gruppo di spettatori: interrogarsi sul processo di creazione, provare a capire come quanto sperimentato in classe possa poi defluire su un lavoro compiuto, trovarsi estranei a una pratica che ancora si sta imparando a governare oppure scoprirsi contemporaneamente seduti in platea e in piedi, a sudare sul palco, riconoscendone l’efficacia del lavoro.

Foto Camilla Mandarino
Foto Camilla Mandarino

Malmand Teatro, guidata da Ivano Picciallo e in collaborazione con la compagnia I nuovi Scalzi (compagnie nate in seno a alcune attività teatrali dell’Università La Sapienza intorno al 2007), presenta A Sciuquè. Titolo che va ascoltato, più che letto, per ritrovarne spirito e cadenza pugliesi: la parlata sporca – volutamente sporca, ci racconta durante l’incontro Picciallo – si arricchisce delle radici di provenienza degli attori (due pugliesi, due siciliani e un lucano) che si sono incontrati lungo il percorso di gestazione e ne hanno condiviso idee, lingue, sudore e disposizione al gioco. Soprattutto quest’ultimo, riversando nel lavoro radici teatrali come la tradizione della Commedia dell’Arte, il mimo o la pratica della scrittura scenica tipica del lavoro di Emma Dante.

Lo spettacolo (in forma di assolo vincitore del premio Nico Pepe), inscenando sette momenti della vita di un ragazzo e dei suoi amici, indaga l’idea di gioco come momento goliardico o malizioso tra infanzia e adolescenza, appagato durante la realizzazione nell’età adulta fino ad approdare al pericolo della dipendenza. Momento, questo, che, pur essendo presentato in scena volutamente senza la pretesa di indagare le cause della ludopatia ma i suoi effetti, arriva ex abrupto, senza lasciare il tempo a chi guarda di ritrovare l’ampiezza emotiva invece riscontrata in tutto il resto del lavoro.

Foto Camilla Mandarino
Foto Camilla Mandarino

Come a dire «che nella vita reale non c’è nulla di preparato, come fai ad accorgertene?» ci spiegano, ma allora, replichiamo, diamo al teatro quella capacità onnisciente riempiendo quel buco, oppure lasciamo che ci racconti una storia, dove quel cambiamento è solo una tra le tante pedine mosse durante il nostro gioco. Un po’ come accade ai cinque protagonisti (assieme a Picciallo anche Adelaide Di Bitonto, Giuseppe Innocente, Igor Petrotto, Francesco Zaccaro) quello che si succede in scena è un impiego di energia disordinata e viva da parte dei cinque attori, presi a mettere insieme, notano gli allievi spettatori, parola, movimento e emozioni: dalla cavallina dell’infanzia (quando si corre assieme, l’uno sull’altro, ridendo o fingendo lo spintone), i turbamenti dell’adolescenza (movimento in contemporanea di un piacere da simulare più che da vivere), fino all’irruenza gioviale del matrimonio, (buste da lettera con soldi per regalo, tammurriate dagli amici, estetiste inviperite che nel cunto esprimono la loro esilarante esasperazione), fino alla distruzione della famiglia, fino alle botte degli strozzini, per tornare poi a un fantomatico ritorno all’infanzia, quando si urlava dalla strada perché arrivasse l’amico.

Ed è proprio quella freschezza che i curatori Kira Ialongo, Valentino Villa e Domenico Casamassima si sono posti come uno degli elementi cui tenere fede per la scelta degli spettacoli, valorizzando il lavoro di gruppo (i successivi incontri sono sempre frutto di una creazione a più voci: Controcanto collettivo e il Collettivo Schlab). Ci aspettiamo che l’osservazione diventi presto incontro, che ciascun futuro attore possa non solo imparare a fare, a guardare, ma che il confronto con la complessità lavorativa diventi stimolo e urgenza, per imparare a essere Presente.

Viviana Raciti

A SCIUQUÈ

Scritto e diretto da Ivano Picciallo
Con Adelaide Di Bitonto – Giuseppe Innocente – Igor Petrotto – Ivano Picciallo – Francesco Zaccaro
Scene e costumi Lorena Curti
Disegno luci Fabio Durastante
Aiuto regia
Ludovica Bei

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Viviana Raciti
Viviana Raciti
Viviana Raciti è studiosa e critica di arti performative. Dopo la laurea magistrale in Sapienza, consegue il Ph.D presso l'Università di Roma Tor Vergata sull'archivio di Franco Scaldati, ora da lei ordinato presso la Fondazione G. Cinismo di Venezia. Fa parte del comitato scientifico nuovoteatromadeinitaly.com ed è tra i curatori del Laterale Film Festival. Ha pubblicato saggi per Alma DL, Mimesi, Solfanelli, Titivillus, è cocuratrice per Masilio assieme a V. Valentini delle opere per il teatro di Scaldati. Dal 2012 è membro della rivista Teatro e Critica, scrivendo di danza e teatro, curando inoltre laboratori di visione in collaborazione con Festival e università. Dal 2021 è docente di Discipline Audiovisive presso la scuola secondaria di II grado.

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