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Giselle all’Opera di Roma. Intervista a Rebecca Bianchi

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Rebecca Bianchi sul palco del Teatro dell’Opera di Roma con Giselle. Intervista.

 

foto di Yasuko Kageyama
foto di Yasuko Kageyama

A poche ore dalla sua seconda apparizione nel rôle-titre di Giselle, Rebecca Bianchi mi aspetta seduta nella Sala Grigia del Teatro dell’Opera di Roma. A colpirmi non è solo la grazia aristocratica del suo corpo da ballerina, ma il fatto che anche da ferma sembri vibrare di un movimento sotterraneo femminile e maturo, una qualità che ritrovo nelle sue parole e che ritroverò in scena.

Qual è stato il tuo percorso fino a qui?

A 10 anni sono entrata alla Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala. Nel 2009, dopo il diploma, ho passato l’audizione per entrare al Teatro dell’Opera di Roma. Ho fatto una breve esperienza al Balletto dell’Opera Nazionale di Bordeaux, ma dopo sono rientrata a Roma dove nel frattempo avevo incontrato mio marito (anche lui danzatore presso lo stesso teatro). Inoltre abbiamo avuto due bambini, per cui mi sono dovuta prendere due anni di pausa. È impegnativo coniugare il privato con la vita professionale, ma in realtà credo di essere riuscita a tornare in forma senza problemi proprio poiché ho avuto i miei figli da giovane.

In che modo l’esperienza della maternità ha influito sulla tua carriera?

Dalla maternità si torna con una maturità diversa, si ridimensiona tutto e si dà ancora più valore al lavoro. Mentre lavoro non posso essere con i miei figli, dunque diventa ancora più importante lavorare bene per dare un’importanza ancora maggiore al tempo: a quello che dedico ai bambini e a quello che dedico alla danza. Artisticamente, con la maternità ho acquisito maggiore fiducia nel mio corpo e nelle mie possibilità sulla scena. Cambia la qualità di quel sentimento di paura che si prova in scena o davanti a un coreografo: adesso so che posso essere me stessa anche al di là degli altri.

 Su scala internazionale, il balletto sta attraversando un momento di rinnovamento: dalla nomina di Misty Copeland come principal dancer all’American Ballet Theatre alla rivoluzione che Benjamin Millepied ha avviato al Balletto dell’Opera di Parigi, l’ondata di novità ha raggiunto anche Roma grazie alla nuova direzione di Eleonora Abbagnato. Come danzatrice sei parte attiva e testimone di questo momento di svolta, come vivi questi cambiamenti?

Qui al Teatro è in atto un grande cambiamento. Sta cambiando il valore che noi stessi diamo al nostro lavoro e di conseguenza questo nuovo approccio emerge anche all’esterno. L’errore che si tende a fare è di pensare che quello che stiamo facendo non sia poi così interessante per gli altri, invece bisogna imprimere un movimento positivo da dentro. Non costituiamo un mondo a parte, ma siamo qui per il pubblico e abbiamo voglia di farci notare, di essere presenti. Il balletto, poi, è davvero una cosa bella… io a volte invito i miei amici, i miei vicini di casa, e tutti si rendono conto di non essere mai andati a vedere un balletto senza che vi sia un vero perché. Dunque, sì, credo che le novità abbiano fatto bene a noi, permettendoci di lavorare meglio e di farci sentire l’oggetto di cure che si riflettono poi positivamente nel lavoro. Ci fa bene questo tipo di attenzione come ci fanno bene le critiche, perché non sempre va tutto bene! Finalmente stiamo ricevendo riscontri reali sul nostro lavoro che ci aiutano a crescere come artisti.

Qual è stato il cambiamento più interessante dato dalla nuova direzione?

Innanzitutto, la presenza della direttrice. È un occhio che controlla, che vede i passi avanti e indietro di ciascuno seguendoci ogni giorno. Anche i maestri che lei ha scelto ci seguono dalla lezione della mattina fino alle prove, anche in presenza di altri coreografi. Prima questo non accadeva: io m’impegnavo, magari vedevo un miglioramento, ma lo notavano al massimo i miei colleghi. Invece adesso siamo tutti stimolati a impegnarci continuamente per diventare ballerini migliori.

foto di Yasuko Kageyama
foto di Yasuko Kageyama

Per danzare Giselle hai lavorato con la grande ballerina e coreografa Patricia Ruanne. Come hai preparato la tua interpretazione del ruolo?

Il processo di trasmissione di una coreografia è un cammino. La coreografia s’impara velocemente poi viene pulita e riempita di particolari, lentamente, attraverso la storia del personaggio. Una correzione su un movimento del braccio può diventare l’occasione per conoscere un nuovo aspetto di Giselle. I ricordi, l’esperienza, gli spunti e le indicazioni di Patricia Ruanne sono stati stimolati anche dal modo in cui noi danzatrici scelte per fare Giselle stavamo imparando la parte. C’è un rapporto personale di scambio che va oltre la coreografia, perché la danza non dev’essere solo fatta di “passi”. Durante le prove sono stati importanti gli errori, per capire dove la coreografa volesse arrivare. Dall’errore nasce la spiegazione. Io per fortuna all’inizio ho sbagliato tanto [ride, ndr] quindi ho imparato tantissimo! Durante le prove, dovevamo dimostrare di essere Giselle, di averne comprese l’anima e la sensibilità.

Alla fine dell’intervista, quando le ho chiesto quali fossero le sue aspirazioni, Rebecca Bianchi mi ha risposto di essere più interessata al presente che ai sogni. Lo spirito che guida i suoi passi, sulla scena e non, è uno spirito di apertura. E nel vederla danzare la sua Giselle, ho effettivamente ritrovato questa apertura di cui poche ore prima mi aveva parlato: una ragazza che va incontro alla vita e all’amore con la naturalezza e il romanticismo di chi si muove accettando che i propri passi siano mossi non solo dal coraggio, ma anche da forze altre, subliminali. Accanto all’altrettanto giovane primo ballerino del Teatro alla Scala Claudio Coviello impegnato nel ruolo di Albrecht, Rebecca Bianchi danza una promettente Giselle lasciando il pubblico col fiato sospeso. La sua danza concede un sospiro al controllo ferreo della tecnica rendendo lo sguardo degli spettatori libero dalla mera aspettativa “ballettomane” di una perfetta esecuzione tecnica della coreografia. Finalmente, pur restando fedelmente ancorato alla sua tradizione, il balletto si rinnova. E finalmente, non più solo in giro per il mondo, ora tutto questo sembra essere possibile anche a Roma.

Gaia Clotilde Chernetich
Twitter @gaiaclotilde

GISELLE
Balletto in due atti
Musica di Adolphe Adam
Direttore David Garforth
Coreografia Patricia Ruanne da Jean Coralli e Jules Perrot
Scene e costumi Anna Anni
Luci Mario De Amicis
Orchestra de Teatro dell’Opera di Roma
Allestimento del Teatro dell’opera di roma

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Gaia Clotilde Chernetich
Gaia Clotilde Chernetich
Gaia Clotilde Chernetich ha ottenuto un dottorato di ricerca europeo presso l’Università di Parma e presso l’Université Côte d’Azur con una tesi sul funzionamento della memoria nella danza contemporanea realizzata grazie alla collaborazione con la Pina Bausch Foundation. Si è laureata in Semiotica delle Arti al corso di laurea in Comunicazione Interculturale e Multimediale dell'Università degli Studi di Pavia prima di proseguire gli studi in Francia. A Parigi ha studiato Teorie e Pratiche del Linguaggio e delle Arti presso l'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales e Studi Teatrali presso l'Université Paris3 - La Sorbonne Nouvelle e l'Ecole Normale Supérieure. I suoi studi vertono sulle metodologie della ricerca storica nelle arti, sull’epistemologia e sull'estetica della danza e sulla trasmissione e sul funzionamento della memoria. Oltre a dedicarsi allo studio, lavora come dramaturg di danza e collabora a progetti di formazione e divulgazione delle arti sceniche e della performance con fondazioni, teatri e festival nazionali e internazionali. Dal 2015 fa parte della Springback Academy del network europeo Aerowaves Europe, mentre ha iniziato a collaborare con Teatro e Critica nel 2013.

2 COMMENTS

  1. meravigliosa interpretazione, estremamente eterea e naturale nel ruolo di Giselle… Rebecca Bianchi una degna erede della grande Carla Fracci !!!

    • Cara Antonella, speriamo che i giovani danzatori continuino ad essere valorizzati come pare che, finalmente, si stia facendo. Rebecca Bianchi, come tanti altri danzatori del Teatro dell’Opera di Roma, ha un grandissimo potenziale e merita la fiducia che in questo momento la Direzione le sta accordando. È una danzatrice speciale!
      Un saluto,
      GCC

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