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HomeArticoliMichele Sinisi. Riccardo III e la verità

Michele Sinisi. Riccardo III e la verità

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Riccardo III. Michele Sinisi in scena al Teatro dell’Orologio. Recensione

 

riccardo III
Foto Manuela Giusto

It’s true, not false. L’artista ti guarda negli occhi, ti prende nei suoi. Afferra la gola del proprio grido e ti fa stare dentro l’ombra silente, strozzata, del tuo. It’s true, not false. Questa è verità, signori. Questa è la storia di artisti che non possono fare altro, che devono finire in scena la sera per davvero dirsi liberi, che hanno nascosto nelle pieghe della propria esperienza quotidiana un punto di detonazione, esploso sopra il palco. È vero, non è falso. Eppure è vero proprio e solo per il fatto di essere falso. Qui, sulla scena, nel posto della trasformazione sensibile, dell’impossibile meraviglia. In quel posto è vivo uno come Michele Sinisi che si prende una saletta romana di non tanti posti, la Sala Gassman del Teatro dell’Orologio, e ci fa stare dentro le urla feroci del suo Riccardo III.

La scena è povera di elementi, si vede una tavola metallica, l’asta di un microfono, un pallone da spiaggia, cuffie per la musica e uno spruzzino; eppure in quello spazio sono i passi a fare la scena, a sostenerla, è il movimento affaticato, rabbioso, di Sinisi, performer in scarpe running e zuccotto in testa, pantaloni calanti, una maglia da tirare via prima possibile.
Now. Tutto inizia dal tempo. Ora. Ora è il momento dell’azione, di imporre la propria parola urlata. Now. La deformità si comprime in una forma ammutinata, deforme è l’artista e per questo l’opera attraverso uno sfinimento che cerca continuamente di trovare un compimento impossibile, un verso che non riesce mai a raggiungere il successivo e torna all’origine, tradendone la possibile-impossibile evoluzione. Rotta è la poesia, rotto è il regno di York, deflagrato il nostro mondo contemporaneo nell’isteria di una monarchia invisibile, aggrinzita dalla gelosia del potere, dall’ambizione. Eppure c’è una umanità nell’opera di Sinisi, quel grido lancinante, furioso, si scaglia contro sé stesso, non il proprio destino ma la propria comunità che ha ridotto all’ignominia dell’oblio un mestiere nobile come l’arte teatrale. A cosa serve il teatro per Sinisi, a cosa serve la sua azione in questo luogo? Serve a vivere, non è un bisogno ma una necessità, egli abita lo spazio pur nell’odio repellente della presenza, esprime e immediatamente uccide l’espressione, dice e contraddice con violenza quanto appena pronunciato.

Riccardo III
Foto Manuela Giusto

È uno spettacolo metallico questo di Sinisi, quel suono fragoroso e sinistro che si avverte quando il metallo è battuto – le formule ripetute del monologo riproducono fedelmente – quella sensazione di vuoto repentino che si sente non appena, da un luogo lontano tramite la voce di un telefono, una notizia non prevista, la cellula di un dolore, si accalca sulla porta della nostra attenzione e ci raggiunge in un punto della vita che non sarà mai più la stessa. It’s true, dunque, not false. Da quel momento la verità entra in scena e non si torna indietro. La scrittura insanguinata sul tavolo di metallo fa lo stesso suono sia quando la scrive, sia quando la cancella con una benda imbevuta di alcool, lasciando il rosso a colare su una vita disgraziata, la vita di chi resta.

Quella di Sinisi non è una storia, è una faticosa ricerca di una storia impossibile. Eppure si carica di una vertigine sinistra, distorta, la cui opacità raggiunge di rimando uno spettatore investito da una lingua densa, quella originale shakespeariana, capace di riannodare sentimentalmente i fili dispersi in un unico fascio a raggiera. Quella, sarà la sua storia. Quella che non sarà. Quella di un re deforme e sconfitto in una guerra precedente, monarca senza scettro di un regno altrui. «The one against the other», questo è il mondo che Sinisi vede attorno a sé, attraverso la rabbuiata vicenda dinastica. “Uno contro l’altro” è l’uomo contemporaneo, in scena va il sentimento del tempo e la storia si inabissa prima di cominciare. Clarence sta arrivando, si sentono i passi nel buio, torna a oscurarsi, vinto, «this sun of York».

Simone Nebbia
Twitter @Simone_Nebbia

Teatro dell’Orologio, Roma – Fino al 23 novembre 2014

RICCARDO III
da William Shakespeare
di e con Michele Sinisi
collaborazione alla scrittura scenica Francesco Asselta e Michele Santeramo
direzione tecnica Alessandro Grasso
produzione Fondazione Pontedera Teatro e Teatro Minimo

Guarda il video su e-performance.tv

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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