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HomeProgrammazioneCartelloni TeatriStagione 2013 - 2014 Teatro Stabile di Genova (Duse, della Corte)

Stagione 2013 – 2014 Teatro Stabile di Genova (Duse, della Corte)

STAGIONE 2013-2014
TEATRO STABILE DI GENOVA
TEATRO DUSE – TEATRO DELLA CORTE

11 Ottobre 2013 FUORI PROGRAMMA
Teatro Duse
LA CONQUISTA DEL CERVINO. SINFONIA DI UNA MONTAGNA
di Livio Viano, Roberto Anglisani, Alessandro Cappai
produzione: Teatro d’Aosta
orario spettacoli: ore 21
interpreti principali: Roberto Anglisani
regia di: Livio Viano

La grande epopea dell’alpinismo, intrecciata con la storia della recente unità d’Italia. Nel 1865, dopo di aver combattuto gli austriaci a Solferino, il “bersagliere” Jean Antoine Carrel, guida di Valtournenche, sconfigge anche gli inglesi, conquistando per primo la vetta del Cervino, muovendo dal versante italiano. Lo spettacolo di Livio Viano ripercorre le tappe salienti di quella sfida che vide contrapposti l’italiano Carrel e l’inglese Edward Whymper, in una gara fatta di amicizia, colpi bassi, sobbalzi nazionalistici ed esiti anche tragici delle scalate di quello che è stato definito “il più nobile scoglio d’Europa”. «Rivivere nella forma del teatro l’epopea del Cervino – sottolinea Viano – rende possibile allo spettatore quella immedesimazione empatica che neanche la documentazione filmica riesce a trasmettere».

15 / 20 Ottobre 2013
Teatro della Corte
BALLATA DI UOMINI E CANI. DEDICATA A JACK LONDON
di Marco Paolini
produzione: Michela Signori, Jolefilm
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Marco Paolini
regia di: Marco Paolini
musiche: Lorenzo Monguzzi

«Mi piace leggere Jack London» annota Marco Paolini: «E fra le molte traduzioni ho scelto quelle di Davide Sapienza che restituiscono una certa crudezza di linguaggio. In teatro però preferisco raccontarlo. Le parole cambiano, restano le storie. Per me, ciò che rende prezioso London è che egli scrive di ciò di cui ha fatto esperienza: il suo valore s’annida nel suo sentire, nel suo coinvolgere il lettore parlando della difficoltà di vivere e di crescere, ma senza dispensare consigli».
Marco Paolini rende omaggio a Jack London (1876-1916) al quale – come molti ragazzi di tutto il mondo – riconosce il debito di una parte del proprio immaginario anche in età adulta. E lo fa con un “work in progress” che muove da tre racconti dello scrittore statunitense (Macchia, Bastardo e Preparare il fuoco) cui si aggiungono le ballate musicate e cantate da Lorenzo Monguzzi (affiancato anche in scena da Angelo Baselli e Gianluca Casadei), che mescolano brani originali con sonorità folk americane, Woody Guthrie con echi verdiani.

16 ottobre 2013 / 3 Novembre 2013
Teatro Duse
POKER
di Patrick Marber
produzione: Compagnia Gank, Teatro Stabile di Genova
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Massimo Brizi, Alberto Giusta, Aldo Ottobrino, Pier Luigi Pasino, Federico Vanni, Antonio Zavatteri
regia di: Antonio Zavatteri, in collaborazione con Alberto Giusta

Un ristorante nella periferia londinese, il proprietario (Stephen), suo figlio (Carl), due camerieri (Frankie e “Pollo”) e il cuoco (Sweeney). Ogni domenica sera, dopo la chiusura e approfittando del lunedì di riposo, questi cinque esseri umani di sesso maschile vanno nello scantinato del locale e giocano a poker tutta la notte, nel corso della quale prendono corpo le loro passioni e le loro speranze si condensano e si fanno incandescenti in una sfida reciproca, fatta per ciascuno dai propri sogni di riscatto e di gloria.
Gà nell’attesa di sedere al tavolo verde, le loro storie s’intrecciano, sullo sfondo di una città sovente ostile. Sweeney è separato dalla moglie e soffre per la lontananza dalla figlia, Frankie sogna di volare a Las Vegas e diventare un professionista del poker, “Pollo” vorrebbe aprire un suo ristorante in un ex diurno del Mile End di Londra, mentre Stephen combatte la propria solitudine esistenziale con la settimanale partita che per lui rappresenta anche l’unica occasione d’incontrare il figlio Carl. Giocatore d’azzardo incallito, Carl arriva nel ristorante soprattutto per incontrare il sesto giocatore, Ash, professionista del poker al quale deve una grossa somma, che non possiede ma che spera di potersi rifare quella notte. Chiuso il ristorante, la partita ha inizio e, in un crescendo di colpi di scena, ciascun personaggio sarà ben presto messo di fronte alla necessità di scegliere.

23 / 27 Ottobre 2013
Teatro della Corte
ATTENTI A QUEI 3/DUE
di Tullio Solenghi, Maurizio Lastrico, Enzo Paci
produzione: Giffi S.a.S, in collaborazione con il Teatro Stabile di Genova
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Tullio Solenghi, Maurizio Lastrico, Enzo Paci

Dopo il successo ottenuto nella scorsa stagione dalle rappresentazioni fuori programma di Attenti a quei 3, che aveva visto riuniti sul palcoscenico della Corte tre attori (Tullio Solenghi, Maurizio Lastrico ed Enzo Paci) formatisi in tempi diversi al Teatro Stabile di Genova, si è deciso, anche per rispondere alle numerose richieste pervenute, di mettere in cartellone una nuova edizione, inevitabilmente aggiornata al contemporaneo, di quello spettacolo di cabaret, nel quale i tre attori dialogano e si raccontano, in un divertito e divertente gioco teatrale. Ora procedendo “a braccio” nelle partiture singole che prendono spunto dalla quotidianità e ora attingendo al ricco repertorio dell’avanspettacolo teatrale, per dare vita a una colorata sequenza di bozzetti quotidiani e di ammiccanti imitazioni.
Con allegria e complicità, lo spettacolo propone tre modi diversi di saper intrattenere il pubblico. Tullio Solenghi con la maturità professionale acquisita in tanti anni di palcoscenico e di televisione e con un repertorio vastissimo d’imitazioni e variazioni sul linguaggio dialettale. Maurizio Lastrico con la sua capacità di raccontare la vita quotidiana traducendola in terzine dantesche (grande successo a “Zelig”), ma anche sapendo attingere al dialetto delle sue origini per valorizzare uno spaccato esistenziale dell’entroterra genovese. Enzo Paci portando sulla scena i suoi pezzi comici, scritti per la radio o per la televisione, che raccolgono le riflessioni e gli sfoghi, spesso ironicamente rabbiosi, di un trentenne figlio di “verdurai” che si accorge come nella vita abbia sbagliato tutto: sia nel rapporto con le donne e con il lavoro, sia nella gestione delle piccole cose quotidiane.

29 Ottobre 2013 / 1 Novembre 2013
Teatro della Corte
DISCORSI ALLA NAZIONE [RECENSIONE] di Ascanio Celestini
produzione: Fabbrica
orario spettacoli: feriali ore 20,30
interpreti principali: Ascanio Celestini
regia di: Ascanio Celestini

«Ho immaginato alcuni aspiranti tiranni, annota Ascanio Celestini, che provano ad affascinare il popolo per strappargli il consenso e la legittimazione. Appaiono al balcone e parlano senza nascondere nulla. Parlano come parlerebbero i nostri tiranni democratici se non avessero bisogno di nascondere il dispotismo sotto il costume di scena dello stato democratico».
Rodato nel corso di un tour di nove mesi che nella passata stagione l’ha portato in giro per l’Italia, Discorsi alla nazione di Ascanio Celestini giunge a Genova in una forma ormai compiuta, senza però rinunciare al proprio statuto narrativo di “work in progress”: sempre aperto alle suggestioni provenienti dall’attualità politica e sociale che possano arricchirne e rafforzarne l’assunto narrativo. Nel corso del nuovo monologo dell’autore-attore romano si ride sovente, ma nello stesso tempo si è costretti a rispecchiarsi con una certa inquietudine in quei cittadini che, per interesse o per quieto vivere, hanno finito per acconsentire al potere. Oggi la politica, dice Celestini, si è trasformata in quella variegata forma di tirannide che, nello spettacolo, trova un’eco nei discorsi registrati di Mao o di Khomeyni, di Bush o di Berlusconi, ma anche in quelli di Craxi, di Andreotti o di papa Ratzinger, che fanno da sfondo all’introduzione gestita da Celestini in prima persona («Io sono di sinistra…») con l’evidente scopo di preparare il pubblico – con stile che ricorda Dario Fo – a quella dimensione metaforica e fantastica che subito dopo diventa il centro narrativo dello spettacolo.

5 / 10 Novembre 2013
Teatro della Corte
IL DISCORSO DEL RE
di David Seidler
produzione: Casanova Multimedia
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Luca Barbareschi, Filippo Dini
regia di: Luca Barbareschi

Nato come testo teatrale, ma diventato celebre in tutto il mondo per il film con Colin Firth e Geoffrey Rush, premiato con 4 Oscar (film, regia, sceneggiatura, attore protagonista), Il discorso del Re (The King’s Speech) di David Seidler (Londra, 1937) ha trovato la via del palcoscenico anche in Italia per iniziativa di Luca Barbareschi che – riservata per sé la parte di Lionel, il logopedista australiano con velleità di attore shakespeariano che aiutò re Giorgio VI d’Inghilterra (1936-1952) a vincere le balbuzie – ha voluto accanto il genovese Filippo Dini, nel ruolo che già fu di Colin Firth.
Albert Frederick Arthur George Windsor, detto Bertie, si trovò inaspettatamente catapultato sul trono all’età di quarant’anni, quando il fratello maggiore Edoardo abdicò per amore della divorziata Wallis Simpson. Uomo atipico e insicuro, invalidato dal suo essere balbuziente, Giorgio VI (padre della futura regina Elisabetta II) riuscì comunque a diventare un re molto amato dal suo popolo, grazie soprattutto all’assistenza della volitiva moglie Elizabeth Bowes-Lyon, che lo convinse a farsi curare da Lionel Logue, logopedista dai metodi anticonformisti, con l’assistenza del quale fu infine in grado di superare l’incubo di parlare in pubblico. E proprio sull’incontro-scontro tra quell’australiano con un passato da attore mancato e il sovrano, divenuto tale in un momento molto difficile della Storia, sanno esprimere il meglio sia la commedia di Seidler, sia lo spettacolo che ne ha tratto Barbareschi, garantendo al pubblico liberatori momenti di divertimento e forti emozioni destinate a culminare nel discorso radiofonico con cui il re annunciò alla Nazione l’entrata in guerra contro il nazismo

6 / 24 Novembre 2013
Teatro Duse
Produzione
IL GIOCO DEI RE
di Luca Viganò
produzione: Teatro Stabile di Genova, Napoli Teatro Festival Italia
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Alice Arcuri, Fabrizio Careddu, Cristiano Dessì, Alberto Giusta, Massimo Mesciulam,
Aldo Ottobrino, Antonio Zavatteri
regia di: Marco Sciaccaluga

Due personaggi storici, i cui nomi hanno risonanze mitiche per i cultori degli scacchi: il cubano José Raúl Capablanca e il russo Alexander Alexandrovic Alekhine. Il racconto di un’amicizia destinata a rovesciarsi nel suo opposto, sullo sfondo degli avvenimenti storici della prima metà del Novecento. La sfida tra il “re bianco” e il “re nero”. Da una parte, Capablanca, il quale aveva tutto (il talento e il titolo di campione del mondo, l’amore e la bella vita) e se lo lasciò sfuggire dalle mani un po’ a causa della propria incapacità di vivere in modo consapevole e un po’ perché il crollo della borsa di Wall Street nel 1929 e la Grande Depressione glielo portarono via; dall’altra, Alekhine, che passò tutta la vita a cercare di colmare con rabbia un vuoto esistenziale cominciato con l’espulsione dall’Unione Sovietica e culminato con l’abbraccio all’ideologia nazista.
Rappresentato in anteprima al Napoli Teatro Festival Italia, dove è stato accolto con grandissimo successo dal pubblico e definito dalla critica uno «spettacolo dal sangue blu», Il gioco dei re rinnova la collaborazione tra l’autore Luca Viganò (Genova 1968) e il Teatro Stabile di Genova, il quale ne aveva già messo in scena alcuni anni fa Galois. Storia di un matematico. Strutturato sul filo di una drammaturgia aperta, lo spettacolo procede attraverso una quarantina di scene (alcune anche molto brevi) in cui si alternano i luoghi più diversi: da un interno famigliare al Washington Square Park, dal porto di New York a una sala da torneo di scacchi, da una stanza d’albergo alla tolda di un transatlantico, Il gioco dei re racconta un’avventura umana in cui gli scacchi diventano metafora della vita tutta, il divenire di un’ossessione nella quale amicizia, amore e odio s’intrecciano nella quotidiana battaglia dell’esistenza e i sentimenti devono fare i conti con il razionale movimento dei pezzi schierati gli uni di fronte agli altri su una scacchiera di sessantaquattro caselle.

12 / 17 Novembre 2013
Teatro della Corte
LA BROCCA ROTTA
di Heinrich von Kleist
produzione: Teatro Stabile di Bolzano
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Paolo Bonacelli, Patrizia Milani, Carlo Simoni
regia di: Marco Bernardi

Messa in scena la prima volta nel 1808 da Goethe in persona, La brocca rotta racconta la storia di un processo a sfondo erotico. Qualcuno è penetrato di notte nella camera di una fanciulla e, fuggendo dalla finestra, ha rotto una preziosa brocca di maiolica, intorno alla quale, unica vittima e prova del delitto, la madre della ragazza intenta una causa davanti al giudice Adamo. Il gioco insieme comico e tragico è che, con il procedere degli interrogatori e delle testimonianze, diventa sempre più palese che il colpevole è il giudice, il quale è costretto infine a scendere dal seggio e scappare senza la parrucca. La materia drammaturgica è degna di una “pochade”, ma Kleist sa elevare i personaggi – il giudice disonesto e infingardo, la madre convinta che il colpevole sia il fidanzato della figlia e per questo pronta a chiedere alla legge la riparazione del matrimonio, la ragazza che reagisce con il silenzio al fatto che si possa dubitare di lei, il consigliere di giustizia venuto da Utrecht con il ruolo di testimone delle debolezze umane – a rappresentanti dell’umanità tutta, dei quali è impossibile non ridere. Nel gioco della rappresentazione teatrale, la risata evocata da Kleist si trasforma in un tragico specchio nel quale si riflette la potenziale natura negativa di noi tutti, con in più la consapevolezza che si troverà sempre qualcuno pronto a salire sullo scranno del giudice per condannare ciò che in fondo è una parte di se stesso.

19 / 24 Novembre 2013
Teatro della Corte
IL CAPPOTTO
di Vittorio Franceschi da Nikolaj Gogol’
produzione: Arena del Sole – Nuova Scena – Teatro Stabile di Bologna
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Vittorio Franceschi, Umberto Bortolani, Marina Pitta
regia di: Alessandro D’Alatri

Considerata da Erich Auerbach (Mimesis) l’opera che sta alla base, insieme a Le anime morte, del moderno realismo russo, Il cappottodi Nikolaj Vasil`evič Gogol` (1809–1852) è uno dei racconti più famosi di tutta la letteratura mondiale e il suo protagonista, Akàkij Akàkievič, è stato più volte portato sul palcoscenico attraverso adattamenti vari o semplici letture, oltre che sul grande schermo, come fece Alberto Lattuada, nel 1952, con l’interpretazione di Renato Rascel. Ora vi si cimenta Vittorio Franceschi, nel doppio ruolo di autore e attore, che, citando Flaubert dice non senza autoironia, «sommessamente e senza presunzione, Akàkij Akàkievič sono io… anche se un po` meno innocente del nostro eroe».
Ambientato nel mondo dell`amministrazione burocratica zarista, Il cappotto racconta la vicenda umana del funzionario Akàkij Akàkievič Bašmačkin: un personaggio semplice, ma non sciocco, che vive serenamente della propria anonima attività di copista, sino al momento in cui è costretto a comprarsi un nuovo cappotto, perché il vecchio è talmente liso da non essere più presentabile. Costretto dalle convenzioni sociali e dall’arbitrio degli arroganti, più che dal freddo dell`inverno, Akàkij si decide così a risparmiare sino all’ultimo centesimo, al fine di acquistarne uno confezionato dal sarto Petrovič. L`arrivo del nuovo indumento è per lui un evento importante, anche perché sembra fargli guadagnare il rispetto dei colleghi e dei superiori. Ma la sua gioia dura poco, perché il dramma è dietro l`angolo. Invitato per la prima volta dai colleghi di lavoro, Akàkij viene derubato del cappotto, mentre rincasa. E inizia così la sua agonia, in una vana ricerca di giustizia…

25 Novembre 2013 FUORI PROGRAMMA
Teatro della Corte
14° MEMORIAL JAZZ CONCERTO “GIANNI DAGNINO” – CARIGE. TRIBUTO A GORNI KRAMER E A LELIO LUTTAZZI NEGLI ANNIVERSARI DELLA NASCITA
orario spettacoli: ore 20,30
interpreti principali: Ottetto Mauro Ottolini, Freddy Colt Swingtet

25 / 27 Novembre 2013
Teatro Duse
FOOL. I COMICI IN SHAKESPEARE
di Masolino D’Amico da William Shakespeare
produzione: Compagnia Schegge di Mediterraneo
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Roberto Alinghieri, Marco Avogadro, Adolfo Margiotta, Fabrizio Matteini, Mauro Parrinello
regia di: Consuelo Barilari

Una riflessione tra prosa e musica sulla comicità nelle opere di Shakespeare. Esercizi di stile per un gioco teatrale coniugato in un’atmosfera da varietà, tra lustrini e paillettes. Cinque Fool (Speed, Nothing, Yorick, Launce, Feste) per uno spettacolo che, incorniciato nel Sogno di una notte di mezza estate, ingloba in sé anche citazioni da Come vi piace, Molto rumore per nulla, La bisbetica domata e I due gentiluomini di Verona. Come annota la regista Consuelo Barilari: «Il Fool shakespeariano si fa specchio delle nostre intemperanze, denunciando l’assurdità dilagante e l’ipocrisia del potere; ed è in questo senso che, spero, il nostro spettacolo si propone anche come un valido strumento per avvicinare lo spettatore più giovane al “teatro classico” in un momento in cui il gusto del pubblico sembra dominato dalla comicità televisiva».

28 Novembre 2013 / 1 Dicembre 2013
Teatro Duse
ROSSO
di John Logan
produzione: Teatro Elfo Puccini
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Ferdinando Bruni, Alejandro Bruni Ocaña
regia di: Francesco Frongia

La commedia di John Logan (in originale Red) è ispirata alla biografia del pittore americano Mark Rothko (1903-1970), maestro dell’espressionismo astratto, che alla fine degli anni Cinquanta ottenne la più ricca commissione della storia dell’arte moderna, una serie di murali per il ristorante “Four Season” di New York. Da questo spunto narrativo nato dalla cronaca, lo sceneggiatore di The Aviator e Hugo Cabret per Scorsese, di Sweeney Todd per Tim Burton e di Lincoln per Spielberg ha tratto nel 2010 un testo teatrale di successo internazionale (sei Tony Award), che ora viene proposto anche sui palcoscenici italiani con Ferdinando Bruni protagonista.
Rosso mette in scena lo scontro tra due generazioni di artisti: da una parte, Rothko, un uomo maturo che fa i conti con se stesso; dall’altra, Ken, suo giovane allievo alla ricerca di un “padre”. Come sostiene Rothko, appoggiandosi sulla propria storia di pittore che (insieme con Willem de Kooning e Barnett Newman) aveva concorso a distruggere il cubismo, il dovere dei figli è quello di uccidere i padri, pur rispettandoli. Ma ora egli deve fare i conti con Ken, il quale (dopo due anni di lavoro febbrile come autore di dipinti murali) giunge a mettere in discussione le scelte del maestro in uno scontro teso e feroce che lo spinge alla scelta radicale (ma intimamente coerente) di disattendere gli impegni con il “Four Season”. Con Rosso, John Logan (San Diego, 1961) propone il ritratto di un uomo ambizioso, egocentrico e vulnerabile, portando in scena uno dei più grandi artisti-filosofi del Novecento, per il quale «la pittura è quasi interamente pensiero», e facendo diventare materia teatrale drammatica e struggente argomenti complessi quali pittura ed estetica, etica e spiritualità, istinto e percezione, arte mercificata o necessaria.

3 Dicembre 2013 / 22 Dicembre 2013
Teatro della Corte
Produzione
LA BISBETICA DOMATA
di William Shakespeare
produzione: Teatro Stabile di Genova, Napoli Teatro Festival Italia, Teatro Metastasio Stabile della Toscana, Teatro Stabile di Napoli
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Mascia Musy, Federico Vanni, Roberto Alinghieri, Giuseppe Bisogno, Adriano Braidotti, Vittorio Ciorcalo, Carlo Di Maio, Flavio Furno, Selene Gandini, Antonio Gargiulo, Francesco Migliaccio, Giuseppe Rispoli, Roberto Serpi, Cecilia Vecchio
regia di: Andrej Konchalovskij

Dopo l’anteprima estiva, lo spettacolo giunge ora sul palcoscenico della Corte. Privata della dimensione metateatrale suggerita dal prologo all’osteria, La bisbetica domata di Konchalovskij punta direttamente sul colore ambientale e sul “plot” centrale della commedia che indaga in modo complesso la natura femminile non solo attraverso il personaggio della “bisbetica” Caterina (donna diretta, ma sincera), ma anche tramite quello della sorella Bianca, fanciulla solo apparentemente obbediente e remissiva, cresciute entrambe nella casa del nobiluomo Battista. Costui, in piena coerenza sia con l’epoca shakespeariana, sia con l’ambientazione di Konchalovskij al tempo del fascismo, tende a disporre delle proprie figlie come merce da vendere al migliore offerente. Per questo, impone ai numerosi corteggiatori della “dolce” Bianca di attendere sino a quando qualcuno non si faccia vivo a chiedere la mano della sua “bisbetica” sorella maggiore. E, quando questo qualcuno si concretizza nel veronese Petruccio, giunto a Padova per cercare una moglie ricca, tutto sembra felicemente risolversi. Ma prima devono consumarsi in forma teatrale la contesa tra i tre pretendenti di Bianca e la cura pedagogica cui il “prepotente” Petruccio sottopone la sua moglie “bisbetica” per condurla ad accettare l’ordine gerarchico di una società dichiaratamente maschilista.

4 / 8 Dicembre 2013
Teatro Duse
OLIVER TWIST
di Emilia Marasco, Carla Peirolero da Charles Dickens
produzione: Chance Eventi, Suq Festival e Compagnia
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: gli attori della Compagnia, gli studenti del Conservatorio Niccolò Paganini di Genova
regia di: Enrico Campanati

Lo spettacolo di teatro musicale ispirato al romanzo di Charles Dickens (1812-1870), si ripresenta al pubblico dello Stabile in una nuova versione arricchita dalle partiture musicali eseguite dagli studenti del Conservatorio Niccolò Paganini di Genova, i quali saranno in scena accanto agli artisti della Compagnia del Suq e alla band dei ragazzini del Formicaio e della Bandaneo. Sono questi venticinque bambini di svariate provenienze (Senegal, Romania, Siria, Ecuador, Cina oltre che Italia) che, passandosi il “testimone”, moltiplicano il personaggio di Oliver Twist in tanti “Oliver” dei giorni nostri, mentre con lo stile che appartiene alla Compagnia del Suq, la narrazione si scompone nel ricorso a molteplici modalità espressive, con momenti musicali che si alternano alla recitazione, al canto e al gioco per immagini del teatro d’ombre.
Nella riscrittura di Emilia Marasco e Carla Peirolero, in scena prende vita un Oliver Twist multietnico, più che mai contemporaneo, che diverte e fa riflettere su quanto cammino debba essere ancora fatto per garantire a tutti i bambini quella infanzia “sazia, serena, allegra ed emotivamente ricca” che tanto stava a cuore allo scrittore inglese. L’Oliver Twist proposto dalla Compagnia del Suq vede Enrico Campanati sdoppiarsi nel ruolo di regista e interprete (non solo dell’avido e pericoloso Fagin, ma anche di tutti gli altri “cattivi” della vicenda raccontata), capace di alternare momenti drammatici e commoventi a siparietti di comicità; mentre Roberta Alloisio e Carla Peirolero, tra canto e recitazione, portano avanti la narrazione, affidata anche alle grandi ombre su parete realizzate ed animate da Marta Antonucci e Daniela Cecchi. La colonna sonora percorre tutto lo svolgimento della pièce, con le musiche eseguite “dal vivo” per la direzione di Cesare Grossi.

10 / 15 Dicembre 2013
Teatro Duse
Produzione
SABBATICO
di Pino Petruzzelli
produzione: Centro Teatro Ipotesi, Teatro Stabile di Genova
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Pino Petruzzelli
regia di: Pino Petruzzelli

Pino Petruzzelli prosegue con il suo Centro Teatro Ipotesi la collaborazione con lo Stabile di Genova, proponendo al ritmo melodico e coinvolgente del “jazz manouche”, tipico delle band tzigane, le tragicomiche avventure del cassintegrato Gerardo Cozzolino. Messo a riposo dalla ditta presso cui lavora come cassiere, Gerardo dapprima si dispera, ma poi – su suggerimento di un cinese – decide di dare un senso alla sua condizione. Investe così il misero sussidio della cassa integrazione in un viaggio: dapprima dalla sua Genova alla Val Soana in Piemonte; ma poi da lì, incontro dopo incontro, il suo viaggio prosegue sino alla Puglia culla d’origine dei propri genitori. E là il telefono improvvisamente squilla, annunciando un possibile lieto fine.
Sabbatico è un esempio di teatro di narrazione, come quello di Paolini o di Celestini o di Moni Ovadia. Un monologo d’attore che vola a ritmo frenetico e divertente, portando il suo protagonista (e con lui gli spettatori) in un universo lontano dalla società dei consumi in cui siamo abituati a vivere. Un mondo popolato da personaggi strani ed eccentrici, ma sempre dotati di una irripetibile autenticità: cacciatori che sembrano unni, cani randagi famelici, donne fatali che rispondono all’improbabile nome di Ana Krovaskij, malinconiche e innamorate commesse di autogrill, frati senegalesi abusivi, venditori a domicilio d’arance, pomodori secchi e peperoncini, ma anche di cacioricotta da grattugiare e di saporite formaggette confezionate con il latte di mucche podoliche provenienti dall’Ucraina. Nel corso del viaggio di Gerardo, emerge sempre più in primo piano un’Italia sconosciuta, caratterizzata da magnifici paesaggi naturali e dalla presenza di un’umanità segreta, capace di dare serenità anche quando la vita farà imboccare inevitabilmente la strada del ritorno.

17 / 20 Dicembre 2013
Teatro Duse
PANTANI
di Marco Martinelli
produzione: Teatro delle Albe
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: gli attori della Compagnia
regia di: Marco Martinelli

Pantani l’idolo del ciclismo internazionale, Marco il “pirata” imbattibile in salita; ma anche il campione drogato, il “mostro” distrutto e infangato dai mass-media. Il successo e l’infamia. Una parabola breve e imprevista. Un dramma personale e famigliare. Quella di Pantani secondo il Teatro delle Albe di Ravenna non è solo una questione sportiva, ma un’autentica passione moderna. Il sacrificio di un simbolo sull’altare mediatico per ripulire le coscienze di un intero paese. Una storia che parla degli ultimi trent’anni della nazione italiana.
Marco Pantani viene ritrovato senza vita in un residence di Rimini il 14 febbraio 2004, giorno di San Valentino. Aveva appena compiuto 34 anni. Dopo i trionfi al Giro d’Italia e al Tour de France, le accuse di doping a Madonna di Campiglio lo hanno condotto a un lento ma inevitabile crollo psicologico fino a una morte forse tragicamente annunciata. Tra il campione adulato, l’icona di chi ha fatto rinascere il ciclismo come sport dell’impresa e della fantasia, e il morto di Rimini, che giace in mezzo alla cocaina nei panni di un vagabondo, vi è tutta la complessità di un’epoca al tempo stesso sublime e crudele che si mostra senza pudore. Senza vergogna. La scrittura teatrale di Marco Martinelli affonda nelle viscere della odierna società di massa che chiede sacrifici e capri espiatori. In scena, in una veglia onirica, affollata di personaggi, che come un rito antico ripercorre le imprese luminose dell’eroe, ci sono i genitori di Marco, Tonina e Paolo, che ancora oggi stanno chiedendo giustizia per la memoria infangata del figlio. Figure archetipiche di una Romagna anarchica e carnale, sospese come l’Antigone di Sofocle davanti al cadavere insepolto dell’amato. Cercano la verità, e non avranno pace finché non l’avranno ottenuta.

8 Gennaio 2014 FUORI PROGRAMMA
Teatro Duse
SOGNI IN GUERRA
di Anne Serrano
produzione: Amalurteatro
orario spettacoli: ore 20,30
interpreti principali: Anne Serrano, Matteo Aldo Maria Rossi
regia di: Anne Serrano

Omaggio allo scrittore Antonio Tabucchi, scomparso nel 2012, Sogni in guerra muove da tre suoi racconti tratti da Sogni di sogni e da Il tempo invecchia in fretta. Uno spettacolo, tra prosa e musica, che (avvalendosi anche di testi di Siri Hustvetd) parla di sogni che presagiscono guerre e di guerre dalle quali si fugge attraverso i sogni. I sogni immaginari di Goya e di Garcia Lorca s’intrecciano con i ricordi di un ufficiale italiano, reduce dalla guerra nei Balcani, che insegna a una ragazza di origini peruviane l’arte di guardare quelli che si distruggono a vicenda, come accade di fatto in ogni guerra.

10 / 12 Gennaio 2014
Teatro Duse
L’AMANTE / VECCHI TEMPI. DITTICO PINTERIANO
di Harold Pinter
produzione: Randevù
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Fiammetta Bellone, Angela Ciaburri, Davide Mancini
regia di: Massimo Mesciulam

Due atti unici, scritti dal premio Nobel Harold Pinter nel 1962 (L’amante) e nel 1970 (Vecchi tempi), riuniti in un Dittico che – come osserva Massimo Mesciulam, impegnato a dirigere tre suoi ex-allievi – offre l’occasione di mettere in scena il rapporto tra la realtà e la sua rappresentazione, con il risultato che «nella vertiginosa confusione dei livelli di racconto, lo spettatore è condotto a entrare in qualcosa che assomiglia a un quadro di Escher: a salire all’infinito una scala che torna sempre al punto di partenza». Il tema del Dittico è la coppia. Nel raccontare i giochi erotici di due coniugi borghesi, L’amante passa da un clima di perbenismo a uno di crescente inquietudine derivante dalla falsità eretta a sistema esistenziale; mentre in Vecchi tempi il fulcro narrativo è dato dall’arbitrarietà del ricordo, riflesso nello sguardo di un uomo che osserva la moglie in compagnia di una amica di gioventù.

14 Gennaio 2014 / 2 Febbraio 2014
Teatro della Corte
Produzione
IL TARTUFO
di Molière
produzione: Teatro Stabile di Genova
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Eros Pagni, Tullio Solenghi, Marco Avogadro, Massimo Cagnina, Alberto Giusta, Barbara Moselli, Pier Luigi Pasino, Mariangeles Torres, Antonio Zavatteri, Gennaro Apicella, Elisabetta Mazzullo
regia di: Marco Sciaccaluga

Quando, solo nel terzo atto, Tartufo entra in scena, lo spettatore sa ormai quasi tutto di lui, avendo assistito a come la sua presenza stia dividendo la famiglia di Orgon: cioè, di colui che Molière scelse d’interpretare personalmente sulla scena. Da una parte, ci sono il padrone di casa e sua madre Madame Pernelle; dall’altra tutti gli altri personaggi, e con loro anche il pubblico, che vedono con la massima chiarezza l’ipocrisia del nuovo venuto. I temi centrali diventano, pertanto, quelli riguardanti le vie attraverso le quali l’ipocrisia può essere smascherata e il crescendo delle conseguenze nefaste cui l’”innamoramento” di Orgon per Tartufo sta conducendo la famiglia. E nel divenire di scene caratterizzate da una comicità travolgente, Molière costruisce con implacabile determinazione un “giallo” della coscienza, punteggiato da “delitti” e destinato a risolversi in un sorprendente finale.
Rappresentata per la prima volta nel 1664 con il titolo Le Tartuffe ou l’hypocrite (tre atti destinati poi a diventare cinque), la commedia di Molière fu subito oggetto di una violenta campagna censoria da parte della congregazione dei “devoti”, sostenuti dalla regina madre; tanto che lo stesso re Luigi XIV fu costretto a intervenire per proibirne la rappresentazione. Tra suppliche dell’autore indirizzate al sovrano e rinnovati attacchi da parte dei benpensanti che erano molto forti a Corte, la “querelle” si protrasse per alcuni anni, sino a che, anche perché i tempi ormai erano cambiati, nel 1669 il re concesse definitivamente l’autorizzazione a rappresentare la commedia, la quale fu pubblicata da Molière con una graffiante prefazione che difendeva Il Tartufo dall’accusa di offesa della religione e sottolineava come, mentre sino ad allora «i marchesi, le preziose, i mariti cornuti e i medici» avessero sopportato senza strepito che li si rappresentasse, «gli ipocriti non hanno proprio voluto saperne del ridicolo e se ne sono subito irritati, trovando insopportabile che io avessi avuto l’ardire di prendere in giro i loro difetti».

15 / 19 Gennaio 2014
Teatro Duse
CLÔTURE DE L’AMOUR [RECENSIONE] [SGUARDI DI QUINTA Vers. Franc.] di Pascal Rambert
produzione: Emilia Romagna Teatro Fondazione
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Luca Lazzareschi, Tamara Balducci
regia di: Pascal Rambert

Dice Pascal Rambert: «Il mio lavoro è ispirato da elementi della realtà perché sono un grande “ascoltatore”. Il mio appartamento è al primo piano e molto spesso ascolto quello che dicono i passanti. In quel momento divento un registratore umano: tra tutto quello che ho ascoltato ci sono spesso momenti di separazione, momenti che ho dovuto affrontare personalmente tre o quattro volte. Tuttavia, per questo testo, non mi sento coinvolto dal punto di vista autobiografico. Quello che volevo descrivere era l’idea della separazione, non una delle mie separazioni. Quello che importa è la lingua che scappa, che fugge, che si ripete, la lingua che racconta la violenza di una situazione che la maggior parte di noi un giorno o l’altro si trova ad affrontare».
Clôture de l’amour racconta la fine di una relazione di coppia. In una grande stanza bianca, un uomo e una donna si parlano, attraverso monologhi che non arriveranno mai a farsi dialogo, interrogandosi sulle ragioni della fine della loro storia d’amore. Il flusso ininterrotto di parole, le domande e le risposte che si scatenano, creano una sorta di maratona tra paura e liberazione: è proprio lì, nel mezzo del momento doloroso, che lo spettacolo di Pascal Rambert ci immerge, senza temere di disturbare, di creare dubbio, nei meandri di una storia che conduce inesorabilmente alla rottura. Per uno spettacolo fatto da due attori (Luca Lazzareschi e Tamara Balducci): due sguardi, due parole, due corpi e due silenzi per raccontare la violenza di un amore che muore, lasciando che da una circostanza privata emerga la sua valenza universale.

21 Gennaio 2014 / 26 Gennaio 2014
Teatro Duse
OH DIO MIO!
di Anat Gov
produzione: Attori & Tecnici
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Viviana Toniolo, Vittorio Viviani, Roberto Albin
regia di: Nicola Pistoia

Ma è vero che anche Dio in persona ha bisogno dello psicanalista? Tra il serio e il faceto, come ben s’addice alla tradizione ebraica, la risposta della scrittrice e drammaturga israeliana Anat Gov (1953-2012) non lascia dubbi: certo che sì! Ed è sufficiente considerare le delusioni che nel corso dei millenni Dio ha ricevuto dalle sue creature, in particolare dagli esseri umani, per rendersi conto che prima o poi egli doveva pur cadere in stato di depressione, sopraffatto da una violenta crisi d’identità. Paradossale, ma verosimile, come ben s’addice a uno spettacolo messo in scena dalla compagnia Attori & Tecnici, fondata dal genovese Attilio Corsini.
Ella, una psicanalista affermata, madre single di un ragazzo autistico, riceve un giorno una misteriosa telefonata. Dall’altra parte del filo c’è la voce di un uomo disperato che le chiede insistentemente di poter essere ricevuto. Invano, prima di accettarlo come paziente, Ella vuole conoscere il suo nome: l’uomo le confida solo che questo inizia con la lettera D. Quando finalmente i due si incontrano, l’uomo si presenta elegantemente vestito di nero e svela il motivo del suo riserbo: lui è Dio in persona. Ha bisogno d’aiuto. A questo punto l’intreccio si fa coinvolgente proprio a causa della sua premessa surreale. Dio è confuso; ma Ella non intende compatirlo e lo tratta come un paziente qualsiasi. Anzi, lo incalza ed esige da lui una spiegazione del suo operato, un perché della creazione e soprattutto della nascita dell’uomo e della donna, con i tutti successivi disastri, che egli doveva pur saper prevedere…

28 Gennaio 2014 / 2 Febbraio 2014
Teatro Duse
LA VOCE UMANA/ IL BELL’INDIFFERENTE
di Jean Cocteau
produzione: Spoleto56 Festival dei 2Mondi , Teatro Metastasio Stabile della Toscana, Mittelfest
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Adriana Asti
regia di: Benoît Jacquot

Il dolore e la passione di una donna sola. Adriana Asti indossa il ruolo delle protagoniste dei due atti unici scritti da Jean Cocteau rispettivamente nel 1930 (La voce umana) e nel 1940 (Il bell’indifferente). Rappresentate di seguito, senza intervallo, le due pièce vengono a comporre un’unica rappresentazione della donna in amore e trovano nella Asti l’interprete ideale per dare voce e corpo a personaggi che Cocteau avrebbe voluto dessero attraverso la recitazione dell’attrice «l’impressione di sanguinare, di perdere il proprio sangue come una bestia azzoppata».
In La voce umana, la storia di un amore finito viene ripercorsa da una donna al telefono, nella sua camera da letto, aggrappata alla presenza dall’altra parte del filo dell’uomo che l’ha lasciata per un`altra; mentre in Il bell’indifferente la stessa fine di un amore si condensa nel monologo rivolto dalla protagonista a una presenza maschile, muta e indifferente. Annota il traduttore René de Ceccatty: «Due tipi di solitudine. Quando Cocteau scrisse La voce umana, s’ispirò a un fatto personale. Innamorato del giovane poeta Jean Desbordes, egli aveva trasfigurato quell’amore infelice nella disperazione telefonica di una donna. Jean Desbordes morirà il 16 luglio del 1944, torturato dai tedeschi e rifiutando di dare i nomi dei suoi compagni francesi della Resistenza. Morirà eroicamente. Non era un uomo frivolo. Molto diverso è, invece, Il bell’indifferente, scritto per Edith Piaf e il suo compagno di quell’epoca, l’attore Paul Meurisse (celebre per il suo modo molto distaccato di recitare, appunto quasi indifferente). Lo stile è più gergale, meno «borghese», meno compassionevole. Con un tono più spiritoso e scherzoso. Si sente un’altra voce, insieme più brutale e più sfumata. L’uomo questa volta è presente, ma muto. Mentre il primo era assente, o almeno astratto, nel mitico telefono. Comunque in entrambi i casi, la donna è sola. Ma la sua solitudine non è la stessa».

4 Febbraio 2014 / 9 Febbraio 2014
Teatro della Corte
SERVO PER DUE (ONE MAN, TWO GUVNORS)
di Richard Bean da Carlo Goldoni
produzione: Gli Ipocriti, Associazione REP la Compagnia di Repertorio
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Pierfrancesco Favino, Ugo Dighero
regia di: Pierfrancesco Favino, Paolo Sassanelli

L’azione è ambientata a Rimini, in pieno regime fascista. Il moderno Arlecchino, Pippo, ha appena perso il lavoro e si ritrova in stato di depressione, senza soldi e ossessionato dalla impossibilità di poter mangiare. Disperato, Pippo, cerca comunque qualsiasi mestiere e il caso vuole che, dopo tanti tentativi andati a vuoto, egli si trovi ad accettare di lavorare contemporaneamente alle dipendenze di due diversi padroni. Il primo è Rocco, un piccolo malvivente del Nord, ora a Rimini per riscuotere una notevole somma, derivante da un affare concluso con Bartolo, padre della sua fidanzata Clarice. Il secondo è Lodovico, anch’egli noto malfattore. Essere al servizio di due padroni, però, significa per Pippo non solo raddoppiare il salario e i pasti, ma anche avere un doppio carico di lavoro, con la difficoltà di ricordare da chi gli ordini gli sono stati impartiti. Comunque, l’arte di arrangiarsi si dimostra essere l’arma per lui vincente. Almeno sino a che, frequentando le due case, Pippo scopre che in realtà Rocco, sotto mentite spoglie, non è altro che la sua sorella gemella: Rachele. Il vero Rocco, infatti, è stato ucciso dal fidanzato di Rachele, il quale altri non è che Lodovico, l’altro suo padrone. Destino vuole che costui, ricercato dalla polizia, si sia nascosto a Rimini e stia aspettando di riunirsi a Rachele. Pippo, quindi, deve ora assolutamente evitare che i suoi due padroni si incontrino, se non altro al fine di scongiurare che ognuno di loro capisca che egli sta lavorando anche per l’altro…

5 Febbraio 2014 / 9 Febbraio 2014
Teatro Duse
Produzione
L’INVENZIONE DELLA SOLITUDINE
di Paul Auster
produzione: Teatro dell’Archivolto, Teatro Stabile di Genova
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Giuseppe Battiston
regia di: Giorgio Gallione

Giuseppe Battiston indossa, con la complicità di Giorgio Gallione del Teatro dell’Archivolto e la coproduzione dello Stabile di Genova, una storia dalle forti venature autobiografiche che lo statunitense Paul Auster (1947) ha sintetizzato e reso universale nel romanzo in due parti L’invenzione della solitudine: la prima, Ritratto di un uomo invisibile, dedicata alla scoperta di un padre troppo a lungo sconosciuto; la seconda, Il libro della memoria, intesa a concentrare l’attenzione sulla sua identità di scrittore e di padre dell’amatissimo Daniel, proprio nei giorni in cui lo scrittore si stava separando dalla moglie.
Raccolto sotto l’epigrafe «Un giorno c’è la vita… poi, d’improvviso, capita la morte», questo doppio tragitto da figlio a padre e viceversa s’intreccia nello spettacolo, che Battiston e Gallione costruiscono in forma di monologo, proponendosi come una sofferta e personalissima riflessione sulla difficoltà dei legami di sangue più diretti e sfociando verso la constatazione di come sia sempre il caso a governare, impercettibilmente, le nostre esistenze. Si muore per caso, così come sovente proprio per caso le cose accadono. Qualche settimana dopo l’inattesa morte del padre, il protagonista si ritrova nella grande casa di un genitore quasi estraneo, che ha abbandonato da anni la famiglia per ritirarsi in una solitudine caparbiamente distaccata dal mondo e dagli affetti. Così, scoprendo un padre attraverso tracce labili, oggetti e carte, egli viene ad apprendere anche i frammenti atavici della propria origine in una Europa centrale del primo Novecento, al cui interno si celano le tracce di un antico delitto coniugale, che i parenti hanno cercato invano di occultare.

11 / 16 Febbraio 2014
Teatro della Corte
GIOCANDO CON ORLANDO
di Marco Baliani da Ludovico Ariosto
produzione: Nuovo Teatro
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Stefano Accorsi, Marco Baliani
regia di: Marco Baliani

Stefano Accorsi e Marco Baliani sono i protagonisti di questa nuova lettura dell’Orlando furioso. L’impostazione dello spettacolo è una rispettosa rivisitazione del capolavoro di Ludovico Ariosto, caratterizzato dal piacere di giocare con la dimensione ludica presente ovunque nelle rime delle sue ottave e con i due attori sempre in scena che cambiano continuamente modi e toni del parlare: ora narrando, ora monologando e ora dialogando.
Come in una giostra sui cavalli dalla quale Accorsi e Baliani salgono e scendono senza posa, Giocando con Orlando mette in scena gli amori e i duelli che continuamente uniscono e dividono i cavalieri paladini di Carlo Magno e i maomettani del Saladino, i quali si scontrano e si scornano, tradiscono e infuriano, girano in tondo: ora apparendo e ora scomparendo, secondo un girovagare ciclico, rotondo, fiabesco dove le storie principiano a girare guidate dalla musica delle parole in rima e di colpo si interrompono, si perdono, restano sospese, in attesa del prossimo giro, ritrovando il bandolo perduto, riprendendo il filo del racconto. A salire sulla giostra dello spettacolo sono dapprima Angelica e Orlando, poi Bradamante e Ruggero: coppie di amanti in fuga e in continuo inseguimento. Ogni giro di giostra porta avanti un pezzo della loro storia per poi lasciare la prossima rotazione all’altra coppia. La posta in gioco è l’amare e l’amore. Amore braccato, tradito, sbagliato. Amore amato, dimenticato, sempre ostacolato, finchè di rosso si tinge la giostra per l’amore infuriato di Orlando da gelosia posseduto.

12 / 16 Febbraio 2014
Teatro Duse
LA MISTERIOSA SCOMPARSA DI W
di Stefano Benni
produzione: Teatro dell’Archivolto, in collaborazione con il Teatro Stabile di Genova
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Ambra Angiolini
regia di: Giorgio Gallione

Nel monologo paradossale, ridicolo e doloroso di Stefano Benni, Ambra Angiolini va alla ricerca di una spiegazione al senso di infelicità e di incompiutezza che l’assale ogni qual volta considera che il proprio nome “V” non è altro che un pezzo mancante della “W” che sempre contraddistingue tutti gli esseri viventi che la circondano. Attraverso la scrittura di Stefano Benni, nasce così un testo surreale e divertente, che in modo agile e dissacrante sa però anche interrogarsi sulla povertà e sulla guerra, sull’amicizia e sull’intolleranza, sulla giustizia e sull’amore.
In uno spazio scenico pieno di colori e abitato da coniglietti rosa, la non meglio identificata “V” va alla ricerca del suo doppio e, così facendo penetra in un universo di ricordi, ora gioiosi e ora tristi, abitato dal fidanzato Wolmer che, dopo 6 anni e 2 mesi, 12.346 baci e 854 coiti solo per lui pienamente soddisfacenti, viene abbandonato negli abissi della memoria, dove forse è scomparso il suo coniglietto Walter, la morte ha già relegato il nonno anarchico Wilfredo e da tempo si è inabissata la compagna di banco Wilma, rivelasi ben presto depositaria della più tipica malignità femminile.

18 / 23 Febbraio 2014
Teatro della Corte
LA LOCANDIERA
di Carlo Goldoni
produzione: Società per attori
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Nancy Brilli
regia di: Giuseppe Marini

La “locandiera” Mirandolina è uno dei personaggi meritatamente più celebri del teatro italiano, capace di proiettarsi nei decenni e nei secoli futuri come prototipo di una femminilità che deve lottare con le unghie e con i denti, con le armi anche spietate della seduzione, per conquistarsi un posto in una società costruita a propria immagine dagli uomini. Anche per questo, ha da sempre affascinato e attratto a sé le attrici giunte al culmine della loro maturità espressiva, in compagnia delle quali si colloca ora Nancy Brilli, la quale, pur senza alcun stravolgimento drammaturgico, punta con sicura determinazione sulla contemporaneità di quella donna forte e volitiva, sempre alle prese con la necessità di essere all’altezza dell’impegno a mandare avanti da sola la propria vita e l’impresa di famiglia.
Personaggio complesso, protagonista di quella che il regista Giuseppe Marini definisce una «spietata, modernissima e proto-strindberghiana lotta tra i sessi», Mirandolina è la padrona della locanda fiorentina ereditata dal padre, in cui soggiornano il Conte di Albafiorita e il Marchese di Forlinpopoli, esponenti di una aristocrazia in decadenza. Con fastidio, Mirandolina accoglie le interessate attenzioni galanti di questi due nobiluomini, ma mal sopporta anche l`ostentata misoginia del Cavaliere di Ripafratta, un altro avventore della sua locanda, tanto che decide di prenderlo di mira per farlo cadere nella rete della seduzione femminile. La cosa ovviamente non piace a Fabrizio, cameriere al suo servizio e suo promesso sposo, ma Mirandolina porta comunque avanti il suo piano sino alla completa capitolazione del Cavaliere. Solo dopo il suo trionfo, la locandiera sembra acquietarsi e promette a Fabrizio di cambiare, affinché le sue malizie non turbino più in futuro la loro vita coniugale.

19 Febbraio 2014 / 23 Febbraio 2014
Teatro Duse
ITALIA MIA ITALIA
di Maddalena Crippa
produzione: Teatro e Società
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Maddalena Crippa
regia di: Peter Stein

Consapevole del momento complesso che il suo Paese sta attraversando, la milanese Maddalena Crippa, ben nota al pubblico dello Stabile per i numerosi spettacoli che nel corso degli anni l’hanno vista protagonista, porta anche a Genova un “work in progress” che nasce «dal bisogno di reagire, di rompere l’immobilità rassegnata, il lamento continuo, la visione solo negativa e assecondare invece la voglia di spostare il fuoco, di ritrovare un’identità positiva del nostro essere italiani, di riconoscere la fortuna, sì la fortuna di vivere adesso in questo tempo sbandato, per citare Ivano Fossati».
Nasce così un viaggio dentro a quella che la Crippa chiama la nostra “Paeninsula”. Un percorso ricco di sorprese e di spiazzamenti, scaldato dal pianoforte e dagli arrangiamenti di Massimiliano Gagliardi e dalle atmosfere musicali evocate dalla Bubbez Orchestra. Italia mia Italia è uno spettacolo che, in questo «tempo difficile, molto difficile per l’Italia», si propone come «una carezza che conforta», lasciando che, sul filo di scelte dettate soprattutto dall’istinto femminile, possa accadere che Pier Paolo Pasolini dialoghi con Lucio Battisti, Giacomo Leopardi con Toto Cutugno, Francesco Piccolo con Fabrizio De André; ma anche che Federico Fellini si trovi a convivere con Sergio Endrigo, Franco Cassano con Battiato, Gualtieri con Ivano Fossati, Farinetti con Domenico Modugno e Paolo Conte. Il tutto amalgamato dalla forte personalità di un’attrice che ama coniugare il vitalismo scenico con l’impegno civile.

25 Febbraio 2014 / 2 Marzo 2014
Teatro della Corte
FROST/ NIXON
di Peter Morgan
produzione: Teatro Elfo Puccini, Teatro Stabile dell’Umbria
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Ferdinando Bruni, Elio De Capitani
regia di: Ferdinando Bruni, Elio De Capitani

La serie di interviste che David Frost riuscì a ottenere da Richard Nixon nel 1977 (il presidente si era dimesso nel 1974) sono passate alla storia non solo per lo scoop fenomenale della confessione, ma anche – e nella società spettacolo in cui viviamo verrebbe da dire soprattutto – per l`incredibile, avventurosa costruzione del progetto. Presentatore di trasmissioni televisive d’intrattenimento popolare, Frost tentò a lungo di vendere ai grossi network americani l’idea dell’intervista, ma senza successo, anche perché nel mondo giornalistico si riteneva allora una cosa deontologicamente scorretta, se non addirittura immorale, che si dovesse pagare per ottenere un`intervista. Il tenace inglese decise quindi di sborsare di tasca propria i 200.000 dollari inizialmente necessari (l`”anticipo” richiesto da Nixon) e andò avanti, rischiando tutta la sua carriera e il fallimento economico. Richiesto l’aiuto di tre colleghi (John Birt, Bob Zelnick e Jim Reston), finalmente i dodici round dell’intervista poterono andare in onda, in quattro parti, nel mese di maggio 1977, con i network costretti a sborsare cifre da capogiro per aggiudicarsi la trasmissione che tenne incollati davanti alla tv milioni di spettatori, intenti a scrutare il volto di Nixon per capire se mentiva o diceva la verità, fino al crollo psicologico finale e alla non voluta confessione.
Scritto nel 2006 da Peter Morgan, lo sceneggiatore cinematografico di The Queen e di Hereafter, il dramma teatrale tratto da quelle memorabili interviste ottenne subito un vastissimo successo e numerosi premi. Tradotto in molte lingue è diventato nel 2008 anche un film milionario per la regia di Ron Howard, il quale volle che nel ruolo di Nixon fosse anche sullo schermo Frank Langella, che ne era già stato interprete sui palcoscenici statunitensi. Dopo Angels in America, Ferdinando Bruni e Elio De Capitani tornano con Frost/Nixon a lavorare insieme per un progetto di drammaturgia contemporanea molto legato ai temi della storia, della moralità pubblica e della responsabilità del potere. Un testo di teatro civile, ma al tempo stesso una lezione di grande teatro con due magnifici ruoli.

26 Febbraio 2014 / 2 Marzo 2014
Teatro Duse
IL DIVORZIO
di Vittorio Alfieri
produzione: Fondazione Teatro Piemonte Europa
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: gli attori della Compagnia
regia di: Beppe Navello

Ambientata a Genova, Il divorzio è una farsa morale sulla società italiana di fine Settecento, con ricadute esplicite anche nella contemporaneità. Scritta intorno al 1800 e pubblicata postuma, è questa l’ultima commedia di Vittorio Alfieri (1749 – 1803) ed è attraversata da una vena sarcastica che investe tutto e tutti: donne e uomini, giovani e vecchi, genitori e figli, innamorati e cicisbei. Nulla si salva in questa “pièce” in cui l’aristocratico Alfieri si trova con rabbia a fare i conti con il “fetor dei costumi Italicheschi”, invitando gli spettatori nazionali di ogni tempo a rispecchiarvisi, insieme con divertimento e con sgomento.
Protagonisti della commedia sono due famiglie patrizie che vivono all’ombra della Lanterna. Da una parte, ci sono i Cherdalosi: con il padre Agostino uomo onesto ma avaro, la moglie Annetta scostumata e superba, che si crede bella e colta, e Lucrezia, la figlia avvenente ma civetta e di pessimo carattere, che, seguendo le orme materne, amoreggia con tutti coloro che capitano nella sua casa, cercando di ricavarne il massimo profitto. Dall’altra, stanno i Benintendi, con Settimio maturo capofamiglia, che ben conosce il mondo avendo molto viaggiato, e con suo figlio Prospero, ragazzo di piacevole aspetto e dai comportamenti ben educati, perdutamente innamorato di Lucrezia, la quale spera di prenderlo presto come marito per fare poi il comodo suo. Intorno a costoro, s’aggira una schiera di cavalieri serventi e di parassiti, di ecclesiasti pessimi pedagoghi e di avvocati e medici disonesti. Passando da una casa all’altra, nasce così una sarabanda infernale, nella quale i sentimenti sono sempre sopraffatti dall’interesse personale, l’amore cede al fascino del denaro e il matrimonio si celebra mettendo già a contratto il tradimento.

3 / 6 Marzo 2014
Teatro Duse
L’AFFAIRE PICPUS
di Enrico Bonavera, Christian Zecca
produzione: Picpus Teatro
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Enrico Bonavera
regia di: Christian Zecca

Questo surreale viaggio nell’arte di far ridere inizia in un commissariato, dove un certo signor Rino Picpus si è recato per denunciare il furto del suo naso, prosegue nel confessionale di una chiesa, per essere poi affidato alla voce di un Narratore che spiega l’antefatto sul filo delle pagine letterarie di Gogol’. All’ufficio oggetti smarriti non c’è traccia di quel naso sparito dal volto del protagonista e che né il fisiognomo, né il chirurgo plastico sono in grado di ricostruirgli. Solo la letteratura sembra in qualche modo potergli venire in soccorso tramite il settecentesco Sterne o lo spagnolo Machado, il Pinocchio di Collodi o il Cyrano di Rostand, ma si tratta pure in questi casi di un’illusione. La polizia brancola nel buio e anche il migliore detective può fare ben poco… Sino a che tutta questa sarabanda un po’ surreale trova una sua teatrale giustificazione nel beffardo epilogo, recitato da “una figura fasciata in un cappotto, il cui bavaro lascia intravedere solo un paio di occhiali scuri e un cappello, che si rivolge al pubblico con una voce profonda”.
Quello di Gogol’, osserva Enrico Bonavera «è un racconto di satira che valeva per la burocrazia russa e che può valere anche per gli italiani di oggi; noi, però, lo abbiamo trasformato soprattutto in uno spettacolo divertente e inquietante che non ha riferimenti espliciti all’attualità, al massimo c’è qualche aggancio che va pescato dagli spettatori». Con il risultato che, nei tredici personaggi diversi che si trova a interpretare sul palcoscenico con l’unica maschera dei nasi diversi che li caratterizzano, Enrico Bonavera (noto anche come il “sostituto” di Ferruccio Soleri nelle ultime edizioni di Arlecchino servitore di due padroni) sembra soprattutto voler giocare con il teatro, consapevole che «il bello del mestiere è che sovente si parte in un modo e si arriva da tutt’altra parte».

4 / 9 Marzo 2014
Teatro della Corte
I PILASTRI DELLA SOCIETÀ [RECENSIONE] di Henrik Ibsen
produzione: Teatro di Roma, Fondazione Teatro della Pergola, Teatro Stabile di Torino
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Gabriele Lavia
regia di: Gabriele Lavia

Il malessere, i tormenti, le debolezze della società borghese, raccontati nel 1877 da Henrik Ibsen (1828-1906) con l’intento di denunciare la corruzione e l’ipocrisia del potere e far emergere la verità e la libertà individuale, diventano nello spettacolo diretto e interpretato da Gabriele Lavia un dramma che si rispecchia anche nel nostro presente, perché I pilastri della società è un testo che affronta a viso aperto temi di scottante attualità come la menzogna sociale e la mancanza di moralità individuale e collettiva.
Prigioniero del proprio passato, il console Bernick mette in discussione la sua credibilità, il ruolo sociale e il successo personale per confessare le proprie colpe pubbliche e private. Considerato un “pilastro morale della società”, Bernick vive in realtà da oltre quindici anni una vita d’inganni. Ha infatti sedotto e abbandonato una giovane che per il dolore ne è morta, e ne ha lasciato ricadere la colpa sul fratello minore di sua moglie Betty, Johan Tonnesen, emigrato subito dopo in America con la sorellastra Lona. Nel piccolo ambiente borghese in cui vive, Bernick è un uomo corretto, potente e rispettabile fino a quando il rientro improvviso di Johan e Lona lo costringerà a confessare gli errori commessi tanti anni prima. Spinto da Lona, forse l’unica donna che lo abbia amato, egli confessa i suoi errori e riscatta dal tormento e dal peccato la lunga parentesi in cui è vissuto. Nella sua ansia di verità e di libertà, Bernick esalta così il ruolo purificatore dell’onestà e della fedeltà del singolo contro una società codarda e ipocrita, dominata dai pregiudizi e dalle disuguaglianze sociali e culturali.

11 / 16 Marzo 2014
Teatro della Corte
LE VOCI DI DENTRO [RECENSIONE] di Eduardo De Filippo
produzione: Teatri Uniti, Piccolo Teatro di Milano Teatro d’Europa, Teatro di Roma
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Toni Servillo, Peppe Servillo
regia di: Toni Servillo

Un grande protagonista dello spettacolo italiano di questi anni, Toni Servillo, sceglie di interpretare insieme con il fratello Peppe (voce degli Avion Travel) la commedia con cui Eduardo De Filippo (1900-1984) concluse la riflessione sulla condizione umana nell’Italia postbellica, completando un ciclo – iniziato con Napoli milionaria! – nel quale egli suggeriva si potesse trovare tutta la storia dell’umanità. Il tema centrale del testo di Eduardo, e ora anche dello spettacolo dei Servillo, è quello del ridare un senso alle parole e al pensiero al fine di ricostruire rapporti umani distrutti da anni di ipocrisie, di egoismi. Ne risulta che Le voci di dentro sembra sovente parlare in modo diretto del nostro presente. E non solo di quello italiano, se si considera l’entusiastica accoglienza che nell’estate passata il pubblico e la critica hanno riservato allo spettacolo nel corso delle sue rappresentazioni statunitensi.
Il poeta Salvatore Quasimodo racconta così questa commedia che Eduardo scrisse di getto (la leggenda dice in 17 ore) nel 1948: «Le voci di dentro sono quelle della coscienza. Queste voci “realizzate” da un sogno spingono Alberto Saporito ad accusare la famiglia Cimmaruga dell’uccisione dell’amico Aniello Amitrano. Dal sogno, la denuncia, le vane ricerche della polizia. Alberto è un uomo normale, non un invasato onirico: da qui la sua forza e la coerenza dello svolgimento drammatico della sua natura umana. Alberto è un uomo qualsiasi che ha sognato “le voci di dentro”, quelle della verità; quelle voci che suo fratello Carlo rifiuta, che i Cimmaruga non avvertono più: le voci che hanno invece convinto zio Nicola, ora ottantenne, a tacere da molti anni, “perché il mondo è sordo”».

12 / 23 Marzo 2014
Teatro Duse
Produzione
SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE
di William Shakespeare
produzione: Teatro Stabile di Genova
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Gennaro Apicella, Valentina Badaracco,
Silvia Biancalana, Daniela Camera, Andrea Cioffi, Nicolò Giacalone, Filippo Giusti, Elisabetta Mazzullo, Alessio Praticò, Valerio Puppo
regia di: Massimo Mesciulam

Scritta nell’inverno del 1595-1596, forse in occasione di un matrimonio aristocratico durante il quale la commedia fu recitata per la prima volta, Sogno di una notte di mezza estate è una commedia caratterizzata da una forza e da un’originalità travolgenti. È anche una delle pochissime opere di William Shakespeare (1564-1616) la cui trama non nasce da una fonte precedente, ma scaturisce direttamente dalla sua fantasia. Il duca di Atene Teseo e l’amazzone Ippolita, dal cui imminente matrimonio ha origine il racconto, sono personaggi che provengono dalla dimensione dei miti e delle leggende antiche. Gli innamorati, le cui coppie s’intrecciano nel bosco (Ermia, Elena, Lisandro, Demetrio), appartengono a ogni tempo e luogo, affrontando con sorridente ironia le più diverse forme dell’amore giovanile. Il mondo degli elfi e delle fate (Titania, Oberon e Puck) emerge dal folklore letterario e dalla sua magia onirica. I personaggi del popolo (con in primo piano il sublime Bottom), che mettono in scena la comica rappresentazione parallela dedicata al tragico amore di Piramo e Tisbe, sono artigiani inglesi, che provengono dall’ambiente agreste di provincia in cui crebbe Shakespeare. E da una miscela così varia nasce un “sogno” che potrebbe essere il risultato dell’immaginario di chiunque e svolgersi in una qualsiasi notte di mezza estate.
«Shakespeare ha scritto una favola che, per farla diventare anche un po` nostra, va presa molto sul serio» annota Massimo Mesciulam: «Qualcosa che va guardato con occhio innocente, senza farsi “ricattare” dalla sua reputazione teatrale. E per far questo è importante prendere alla lettera i sentimenti dei personaggi, per renderli concreti in tutta la loro densità e profondità. Solo così, credo, è possibile raccontare quel “sogno” in un modo che ci possa veramente appartenere».

18 / 23 Marzo 2014
Teatro della Corte
ANTONIO E CLEOPATRA
di William Shakespeare
produzione: Napoli Teatro Festival Italia, Teatro Stabile di Napoli, Arena del Sole – Nuova Scena – Teatro Stabile di Bologna
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Luca Lazzareschi, Gaia Aprea
regia di: Luca De Fusco

Shakespeare tra teatro, video e musica. Proseguendo nella ricerca estetica avviata lo scorso anno con l’Antigone di Valeria Parrella, il regista Luca De Fusco mescola i linguaggi e le diverse tonalità audiovisive anche in questa sua personale lettura di Antonio e Cleopatra, togliendo alla tragedia la sovente abusata gigantografia scenica (piramidi, barche vere, lo scorrere del Nilo) per restituire in forma intima, in un gioco tra reale e virtuale, la dimensione fondamentalmente antirealistica e iperbolica del testo che Shakespeare scrisse negli anni della sua piena maturità.
Scelto di eliminare tutto il sottoplot riguardante la volontà di rivincita del figlio di Pompeo («il pubblico dell’epoca di Shakespeare era in grado di sopportare spettacoli di tale durata, ma quello contemporaneo non più»), De Fusco punta direttamente sulla storia d’amore tra il triumviro romano Antonio e la regina d’Egitto Cleopatra, immergendola sin dall’inizio in una atmosfera che prelude al suo tragico esito.Richiamato a Roma dalla morte della moglie, Antonio viene convinto da Ottaviano a sposare sua sorella Ottavia, la qual cosa suscita la rabbiosa gelosia di Cleopatra, che Antonio si affretta però a placare facendo ritorno in Egitto. Incrinati ormai definitivamente i rapporti con Ottaviano, lo scontro tra i due ex triumviri diventa inevitabile. E la sconfitta di Antonio travolge anche l’amore tra i due protagonisti, i quali, pur in tempi e con modalità diversi scelgono di darsi la morte, sognando di potersi ricongiungere nell’aldilà.
Messa in scena la prima volta nel 1607-1608, Antonio e Cleopatra è una delle tragedie di Shakespeare meno rappresentate soprattutto a causa della sua complessità drammaturgica.

24 Marzo 2014 FUORI PROGRAMMA
Teatro Duse
PICCOLI UOMINI FEROCI
di Luigi Pirandello
produzione: La Compagnia Italiana di Prosa
orario spettacoli: ore 11
interpreti principali: Saverio Soldani, gli attori della Compagnia
regia di: Saverio Soldani

Dittico pirandelliano. I “piccoli uomini feroci” cui fa riferimento il titolo dello spettacolo di Saverio Soldani sono gli uomini reali di cui Pirandello narra le vicende: uomini che lo scrittore siciliano, premio Nobel nel 1934, contempla con l’attenzione, insieme curiosa ed oggettiva, che lo studioso riserva all’osservazione dei fenomeni naturali. Pirandello conosce gli uomini e sa che spesso la ferocia dei loro rapporti non manifesta altro che dolorosa impotenza cosmica. I due atti unici che compongono lo spettacolo – L’imbecille, ambientato nella redazione di un giornale; e La giara di atmosfera agreste – raccontano una umanità sempre sospesa tra dramma e umorismo, tra la “maschera” e il personaggio in cerca d’identità.

25 / 30 Marzo 2014
Teatro della Corte
CIRCO EQUESTRE SGUEGLIA
di Raffaele Viviani
produzione: Teatro Stabile di Napoli, Napoli Teatro Festival Italia, Teatro di Roma
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: gli attori della Compagnia
regia di: Alfredo Arias

Il circo come sintesi tra l’arte di far ridere e l’arte di far piangere. Rappresentato per la prima volta nel 1922 e ora riproposto dall’argentino Alfredo Arias anche sul filo di ricordi personali, Circo equestre Sgueglia di Raffaele Viviani (1888-1950) propone sul palcoscenico un continuo dialogo tra il melodramma sentimentale e il gioco sempre attuale del clown, costretto anche suo malgrado a far ridere gli spettatori, grandi e piccini, convenuti sotto il tendone del circo, che in questo caso è quello di un gruppo di artisti girovaghi del primo Novecento.
In un testo in cui la distanza tra la vita e la sua rappresentazione si fa sempre più stretta, i protagonisti sono Zenobia, la moglie del cavallerizzo Roberto, e il clown Samuele. Il loro è un amore vero e sincero, ma non per questo felice: come la vita. Viviani, che ne fu anche il primo interprete, nel ruolo di Samuele, al fianco della sorella Luisella, vi costruisce intorno una storia vivace e colorata, in cui i momenti comici si alternano a situazioni melodrammatiche. Una storia che dà vita a un doppio triangolo marito-moglie-amante, perché Zenobia è moglie di Roberto, il quale è pazzo di Nicolina, la figlia del proprietario del circo Don Ciccio; mentre Samuele è il marito di Giannina, che ama però il toscano Giannetto. Al di là di questo intreccio (Roberto scapperà con Nicolina e Giannina con Giannetto), il testo acquista forza espressiva e valenza originale soprattutto per la sua componente corale, sulla quale punta con decisione e coerenza la regia di Arias, che – per la prima volta alle prese con il teatro di Viviani – vi individua all’interno molte assonanze culturali e, in particolare, la presenza dialettica di un doppio gioco: quello della rappresentazione circense, lasciata in gran parte all’immaginazione dello spettatore, e quello della vita, che sul palcoscenico si esprime compiutamente anche tramite i colorati costumi di Maurizio Millenotti e la vitale recitazione di una compagnia d’attori molto affiatata.

26 / 30 Marzo 2014
Teatro Duse
LO STRANIERO
di Albert Camus
produzione: Fondazione Teatro Due
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Roberto Abbati, Alessandro Averone, Paola De Crescenzo, Michele de’ Marchi
regia di: Franco Però

Scritto tra il 1938 e il 1940, pubblicato nel 1942, Lo straniero di Albert Camus (1913-1960) è uno dei romanzi più noti della letteratura del Novecento. Un classico che si snoda in «un racconto nel quale si mescolano due piani entrambi esposti a una luce crudele», annota il regista Franco Però: «Il sole di mezzogiorno in una spiaggia del Mediterraneo, dove non ci sono ombre, i corpi sono nudi come i sentimenti a cui sono soggetti, e la luce spietata del processo, in cui la società interroga e poi assolve e condanna». E in questo contesto per il protagonista Mersault ci sono anche la morte della madre, un amore vissuto come una sospesa passione e l’assassinio senza causa di un arabo sul lungomare di Algeri.
Punteggiato di elementi autobiografici (i rapporti con la madre, gli anni trascorsi ad Algeri, il lavoro presso una casa di spedizioni), il capolavoro di Albert Camus racconta la storia di un uomo, Mersault, che attraversa “da straniero” il percorso narrativo che parte dal funerale della madre e arriva alla vigilia della sua morte sul patibolo, soffermandosi sulla sua relazione con Marie e sugli occasionali incontri con i vicini: il losco Syntès e il vecchio Salamano sempre in lite con il suo cane. Questo giovane impiegato per cui ogni cosa “è uguale” (la vita, la morte, l’amore) lo si riconosce subito come un inquietante nostro contemporaneo. Lo straniero è un breve romanzo moderno, adattato per il teatro da Robert Azencott, in cui Camus ha sintetizzato lo spaesamento e la definitiva mancanza di riferimenti che caratterizzano la nostra epoca, privilegiando il racconto di un omicidio senza motivo (un colpo di pistola sparato d’impulso, seguito da altri quattro esplosi con feroce ma incosciente accanimento) e del conseguente processo, che si svolge praticamente senza difesa.

1 / 6 Aprile 2014
Teatro della Corte
NON È VERO MA CI CREDO
di Peppino De Filippo
produzione: Sicilia Teatro Associazione
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Sebastiano Lo Monaco, Lelia Mangano De Filippo
regia di: Michele Mirabella

Con la complicità di Michele Mirabella, Sebastiano Lo Monaco porta in scena la commedia scritta nel 1942 da Peppino De Filippo (1903-1980) guardando con simpatia e in modo scanzonato all’ossessiva superstizione dei napoletani, e ne sposta l’azione negli anni del boom economico, con la colonna sonora delle canzoni di fine anni Cinquanta, i siparietti di Carosello in monumentali televisori, le feste in casa con la girandola delle gonne a campana, che datano in modo stilizzato un’epoca e fanno da colorato sfondo a una comicità da Commedia dell’Arte, caratterizzata dal gusto del paradosso surreale.
Il commendatore Gervasio Savastano è ossessionato dalla superstizione, tanto da attribuire all’influsso malefico del suo impiegato Belisario Malvurio il cattivo andamento degli affari o all’influenza della sorte se la figlia Rosina si è innamorata di un giovane che egli non ritiene all`altezza della ragazza. Le cose cambiano, però, radicalmente quando in azienda arriva, Alberto Sammaria che, per somma gioia del commendatore, è gobbo. Gli affari tornano di colpo a prosperare e anche la figlia sembra aver ritrovato la serenità e dimenticato l’inviso innamorato. Tutto bene, pertanto. Ma solo sino a quando Sammaria gli presenta le sue dimissioni, perché essendosi innamorato senza speranza di Rosina non può più rimanerle vicino. Disperato il commendatore, fa di tutto per convincere la figlia a sposare il gobbo, ma, quando finalmente ci riesce, un sogno gli instilla l’incubo che i suoi nipotini possano ereditare il difetto fisico del padre. Che fare, visto che ormai il matrimonio è celebrato? Gervasio giunge sino al punto di volere invalidare le nozze. Ma, come vuole la tradizione della farsa, proprio quando tutto sembra precipitare, interviene un colpo di scena che tutto aggiusta, conducendo la narrazione verso l’immancabile “happy end”.

2 / 6 Aprile 2014
Teatro Duse
IL PRINCIPE
di Stefano Massini da Nicolò Macchiavelli
produzione: Arca Azzurra Teatro
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: gli attori della Compagnia
regia di: Stefano Massini

Nell’adattare per la scena il saggio di Machiavelli sull’arte di “fare un Principe all’Italia”, il drammaturgo Stefano Massini ha scelto la chiave culinaria e ha trasferito davanti ai fornelli il problema dell’impastare un Principe, di cucinarlo, facendosi suggerire dal suo autore gli ingredienti e i condimenti, seguendone passo a passo la ricetta, discutendone le indicazioni. Il tutto in occasione del cinquecentesimo anniversario della scrittura del capolavoro del “segretario fiorentino”, avvenuta nella seconda metà del 1513; ma sempre con un occhio di riguardo anche alle sue due commedie: la Clizia e la Mandragola, che da anni ormai sono entrate a far parte del repertorio dell’Arca Azzurra.
Nascono così un testo e uno spettacolo originali e curiosi che alternano la metafora (il dolce, il salato, lo sciapo, lo speziato) alle virtù e ai vizi chiamati con il loro nome, che mescolano polvere da sparo e pepe, ferocia e sale grosso, adulazione e miele. Nessuna attualizzazione, nessun richiamo esplicito all’oggi, nessuna forzatura. Semmai la consapevolezza costante che dal Cinquecento Il Principe parla a tutte le generazioni che lo intendono sempre come qualcosa di contemporaneo. Vizi e virtù del potere, del popolo, delle corti e dei governi, della Chiesa, dei singoli uomini e delle nazioni si ripetono, rinnovando i nomi e le fisionomie, non mutando che poco o pochissimo la loro sostanza come in un gioco di specchi, che ormai dopo cinque secoli, appare infinito. Pertanto, ecco una cucina con cinque cuochi abituati a cucinar di tutto, che appena s’apre la scena ricevono l’impegnativa comanda di “cucinar un Principe all’Italia” e che a questo compito, con entusiasmo diseguale, ma con comune capacità professionale, attendono con solerzia, suggerendo ingredienti, cercando di far prevalere diversi percorsi di preparazione, di cottura.

8 / 13 Aprile 2014
Teatro della Corte
OSCURA IMMENSITÀ
di Massimo Carlotto
produzione: Teatro Stabile del Veneto “Carlo Goldoni”, Accademia Perduta Romagna Teatri
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Giulio Scarpati, Claudio Casadio
regia di: Alessandro Gassmann

Giustizia, vendetta, perdono, pena. Questi – sottolinea l’autore Massimo Carlotto – sono i temi universali dell`Oscura immensità : un progetto narrativo nato come romanzo e che ora trova una sua articolazione naturale come testo per il palcoscenico, interpretato da Giulio Scarpati e Claudio Casadio nell’ambito del programma dello Stabile del Veneto, diretto da Alessandro Gassmann, inteso a valorizzare la drammaturgia contemporanea e il rinnovamento del linguaggio teatrale. Incentrato sulla contrapposizione di due personaggi, il carnefice e la vittima, lo spettacolo costringe ciascuno a prendere posizione e a non eludere le domande che i due protagonisti pongono con forza disarmante: chi deve perdonare colui che ha commesso un delitto e che sta scontando una pena detentiva o è rinchiuso nel braccio della morte? I famigliari della vittima o lo Stato? O entrambi?

9 / 13 Aprile 2014
Teatro Duse
IL GIORNO DELLA CIVETTA
di Leonardo Sciascia
produzione: Lunaria Teatro
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: gli attori della Compagnia
regia di: Daniela Ardini

Scriveva Leonardo Sciascia (1921-1989) a proposito di Il giorno della civetta: «Indubbiamente la mafia è un problema nostro. Io ne ho fatto un`esemplificazione narrativa: fino a quel momento sulla mafia esistevano degli studi, studi molto interessanti, classici addirittura; esisteva una commedia di un autore siciliano che era un`apologia della mafia, e nessuno che aveva messo l`accento su questo problema in un`opera narrativa di largo consumo. Io l`ho fatto».
Pubblicato nel 1961, Il giorno della civetta è un romanzo che conserva ancora oggi intatta tutta la sua attualità. La vicenda raccontata trae lo spunto da un omicidio avvenuto a Sciacca nel gennaio del 1947 a opera della mafia e nel tratteggiare la figura del protagonista, capitano Bellodi, Leonardo Sciascia si è ispirato a un comandante dei carabinieri di Agrigento, Renato Candida, la cui autobiografia egli aveva recensito nel 1957. Salvatore Colasberna, presidente di una piccola impresa edilizia, viene ucciso mentre sale sulla corriera per Palermo. Tutti i passeggeri del mezzo pubblico si dileguano alla chetichella e l’autista, interrogato dai carabinieri, non ricorda più nessuno di loro. Anche il venditore di panelle che stazionava sul posto sembra aver perso la memoria. Ma il capitano Bellodi, comandante della locale compagnia dei carabinieri, da poco trasferito da Parma ed ex partigiano, non è disposto ad arrendersi all’omertà che sembra caratterizzare la Sicilia e i suoi abitanti. Inizia così un’inchiesta, ulteriormente macchiata di sangue, che porta l’idealista tutore dell’ordine a scontrarsi con il potere, sia questo quello di un influente uomo politico locale o quello del padrino Don Mariano, che fa di tutto per depistarlo.

14 / 17 Aprile 2014
Teatro Duse
TUTTO MATTO. C’ERANO UNA VOLTA GLI ANNI ’80
di Daniele Vecchiotti
produzione: Officine Papage
orario spettacoli: feriali ore 20,30
interpreti principali: Ilaria Pardini, Marco Pasquinucci
regia di: Marco Pasquinucci

Diretto e interpretato da Marco Pasquinucci con Ilaria Pardini, attori diplomati alla Scuola dello Stabile genovese, Tutto matto prende il titolo dalla sigla di una fortunata trasmissione televisiva per offrire uno spaccato degli anni Ottanta, portando in scena il ricordo delle abitudini e degli stili di vita, le piccole e grandi rivoluzioni che li contraddistinsero. Nasce così uno spettacolo che unisce recitazione, canto e coreografia. Con la vice parrucchiera Alice e l’assistente di scena Sebastiano, gli spettatori sono invitati a immergersi nella vita di quel periodo, quando non esistevano i cellulari e internet, ma nascevano pop star e icone televisive, arrivavano le soap e i sogni correvano sulle note di sigle di successo quale appunto quella evocata dal titolo dello spettacolo.

15 / 17 Aprile 2014
Teatro della Corte
VOGLIO TORNARE A CASA
di Davide Ferrari
produzione: Echo Art
orario spettacoli: feriali ore 20,30
interpreti principali: gli attori della Compagnia
regia di: Davide Ferrari

Dopo Pelagos dedicato al Mediterraneo e The Human Right ai diritti umani, la Banda di Piazza Caricamento diretta da Davide Ferrari mette in scena un nuovo spettacolo che coniuga musica, danza e teatro. Voglio tornare a casa porta sul palcoscenico le narrazioni, i sogni, le condizioni e le origini del popolo migrante. Tra realtà e rielaborazione fantastica, vi si racconta dell’introduzione nell’ordinamento dello Stato italiano di una nuova legge che proibisce agli immigrati il rientro in patria. Conseguenza: nella popolazione africana, asiatica e dell’Est Europa esplode la creatività per tentar la fuga dall’Italia. La musica diventa così la via d’ uscita per raggiungere la propria terra, le proprie origini, il contatto con la propria identità.

23 Aprile 2014 FUORI PROGRAMMA
Teatro della Corte
L’INCONTRO POSSIBILE
di Anna Solaro
produzione: Teatro dell’Ortica
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: le detenute e i detenuti del Carcere di Pontedecimo, i bambini della Scuola elementare Daneo, gli allievi della Scuola del Teatro dell’Ortica
regia di: Anna Solaro

Risultato del lavoro che il Teatro dell’Ortica prosegue da anni, portando avanti l’esperienza di teatro sociale con un gruppo di detenuti e detenute del Carcere di Pontedecimo e con i bambini, genitori e insegnanti della Scuola elementare Daneo, lo spettacolo mette a confronto due mondi – quello del carcere e quello del fuori, degli adulti e dei bambini – proponendosi come sintesi di racconti a distanza, di attese, di lettere scritte, di movimenti e parole corali: celebrazione del rito dell`incontro, dell`ascolto e della scoperta dell`altro attraverso il tempo possibile della conoscenza.

28 / 30 Aprile 2014
Teatro della Corte
ADESSO ODESSA. LA CITTÀ SCHIFOSA
di Moni Ovadia, Pavel Vernikov
produzione: Promo Music
orario spettacoli: feriali ore 20,30
interpreti principali: Moni Ovadia, Pavel Vernikov
regia di: Moni Ovadia

Il nuovo spettacolo di Moni Ovadia – affiancato per l’occasione da tre musicisti guidati dal celebre violinista Pavel Vernikov – è un viaggio fra musica e parole nelle viscere di quella città, perla del Mar Nero, che lo scrittore ebreo sovietico Isaak Babel, nei suoi Racconti di Odessa, chiama “la città schifosa”. Un viaggio tra le pagine di Babel, ma punteggiato anche da un’antologia di barzellette e aneddoti sugli ebrei e sui loro vizi, che Ovadia racconta con la consueta “verve” comica. Un percorso musical-letterario nella storia di una città, dallo zarismo allo stalinismo, lungo il quale si ascoltano canzoni “yiddish”, alcuni travolgenti brani popolari e i ritmici valzer di Shostakovich.
Definita la Napoli ebraica del meridione russo, ancora nei primi decenni del Novecento Odessa era per metà della sua popolazione composta da ebrei. Ed ebraica era anche la picaresca malavita che spadroneggiava nel quartiere della Moldavanka, come ebreo fu Leonid Utosov, definito il Fred Buscaglione degli anni Venti per le sue canzoni gaglioffe e maledette che celebrano quel mondo popolato di banditi, tagliagole e gigolò, di donne perdute e di vite dissipate nel gioco e nell`alcool. Protagonista nel 1905 del moto di rivolta popolare celebrato sullo schermo dalla Corazzata Potemkin, la Odessa ebraica andò però progressivamente sparendo, travolta sia dal genocidio perpetrato dal nazismo con la complicità dei romeni nel corso della seconda guerra mondiale, sia dalle spietate purghe staliniane.

28 Aprile 2014 / 4 Maggio 2014 ESERCITAZIONE
Teatro Duse
LE BACCANTI
di Euripide
produzione: Teatro Stabile di Genova
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Gli allievi del Master della Scuola di Recitazione “Mariangela Melato”
regia di: Massimo Mesciulam

Scritta da Euripide (480-406 a.C.) nel suo ultimo anno di vita e rappresentata postuma, Le Baccanti è la grande tragedia della debolezza umana, soprattutto quando si trova alle prese con una divinità crudele e misteriosa. Deciso a imporre a Tebe il proprio culto orgiastico, il dio Dioniso si presenta in città con il seguito delle sue Baccanti. Come primo passo, conquista il vecchio re Cadmo; poi, fa sua seguace la regina madre Agave e, infine, sconfigge il giovane sovrano Penteo che invano cerca di resistergli. Considerata da Goethe la più bella delle tragedie di Euripide, Le Baccanti racconta una storia terribile, che affonda le proprie radici nell’essenza stessa della natura umana. Una storia attraversata dall’orrore (la madre che uccide e divora la prole), ma anche dalla pietà (il pianto di Agave alla scoperta di essere lei la causa della morte del figlio Penteo). Una tragedia insieme religiosa e umanissima, con la quale, guidati dal loro insegnante Massimo Mesciulam, si cimentano ora i giovani attori che frequentano il Master della Scuola di Recitazione dello Stabile di Genova, proponendo a tutti gli spettatori, e in particolare agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado, la possibilità di venire a contatto con una delle opere più significative di tutta la cultura occidentale, qui proposta nella versione italiana che Edoardo Sanguineti approntò per la regia di Luigi Squarzina.

6 / 11 Maggio 2014
Teatro Duse
LA MAMMA PIÙ FORTE DEL MONDO
di Barbara Moselli
produzione: Teatro Stabile delle Marche, NIM Neuroni in movimento
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Orietta Notari, Barbara Moselli, Vito Saccinto
regia di: Matteo Alfonso, Tommaso Benvenuti

Un interno domestico. Un tavolo. Sorella e Fratello trentenni e una Mamma (come suggerisce il titolo) un po` particolare. Una valigia. Una partenza imminente e tutte le conseguenze e le discussioni che porta con sé il distacco dal focolare. Così si apre questa piccola odissea famigliare che racconta, con ritmo brillante, le vicende e i caratteri dei tre personaggi in modo empatico ed essenziale. Uno spaccato quotidiano e condiviso, attraversato però da una vena di follia. Una famiglia “atipica” che si rivela, attraverso le proprie vicissitudini, portatrice di voci comuni.
La mamma più forte del mondo segna l’esordio drammaturgico di Barbara Moselli, che come tutti i componenti della Compagnia NIM si è formata alla Scuola dello Stabile di Genova. E lo spettacolo, nella struttura definitiva assunta dopo aver vinto il Progetto GAME promosso dallo Stabile delle Marche, ruota attorno a tre personaggi, ben caratterizzati nei loro vizi e nelle loro virtù – esseri umani cui ci si affeziona e di cui si ride nei momenti e nelle situazioni paradossali, consapevoli però della profonda corrispondenza che ognuno di noi sente per loro – lasciando emergere con forza l`argomento cardine della vicenda raccontata: la famiglia, intesa sia come “condizione sociale”, sia come vincolo di “appartenenza”. Fratello e Sorella sono impegnati nella loro personale lotta per l`indipendenza, materiale e psicologica, ma restano inevitabilmente fagocitati dal forte carattere della Mamma, alla quale, infine, toccherà anche il compito di trovare la soluzione che riporta equilibrio all`interno di quel nucleo famigliare di cui è l’immagine vivente. «È lungo queste coordinate e sul filo di una scrittura ricca di ritmo e di invenzioni – sottolineano i registi Matteo Alfonso e Tommaso Benvenuti – che auspichiamo sia nato uno spettacolo il quale non fa leva sulla denuncia scontata dei problemi dei giovani, della famiglia e della modernità ma, partendo da un dato esteriore e originale, li assimila in un ritratto di umanità molto più vicina e affine a noi di quanto possa apparire».

8 / 10 Maggio 2014
Teatro della Corte
ACOUSTIC NIGHT 14. LE NUOVE GENERAZIONI
di Beppe Gambetta
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16
interpreti principali: Beppe Gambetta
regia di: Beppe Gambetta, Federica Calvino Prina

Il sottotitolo della quattordicesima edizione di Acoustic Night al Teatro della Corte chiama direttamente in causa Le nuove generazioni. E giovani musicisti che si stanno affermando nel mondo saranno gli ospiti di Beppe Gambetta all’ormai tradizionale appuntamento di maggio con l’universo artistico della chitarra acustica (ma non solo). I loro nomi saranno resi noti nei prossimi mesi, ma la scelta nasce dall’emozione d’indagare le nuove vibrazioni che provengono da chi è cresciuto nell’ambito di un mondo globale, caratterizzato dalla facilità di mescolare le esperienze e d’incontrare (anche solo virtualmente) artisti di altre culture.
La storia ci insegna, sottolinea Gambetta, che «ogni nuova generazione ha prodotto talenti e generi musicali che hanno segnato il suo divenire: l’energia creativa è venuta da diverse componenti culturali e sociali, ma si è sempre espressa al massimo nel talento e nella passione dei musicisti più giovani». È questo un principio ancora valido oggi? In un’epoca caratterizzata da un grande dinamismo tecnico e comunicativo, è importante anche solo porsi questa domanda: la musica delle nuove generazioni ha in sé la forza di produrre cambiamenti positivi come è accaduto nel passato? Acoustic Night 14 si alimenta di questi interrogativi e va alla ricerca della possibilità di andare oltre il vuoto culturale dei “talent shows”, in cui l’apparire conta più della passione e della poesia, e dove troppo sovente domina il modello della sottocultura televisiva per cui l’arte si vive per diventare una “star”.

13 / 17 Maggio 2014 RASSEGNA DI DRAMMATURGIA CONTEMPORANEA
Piccola Corte
DETTO GOSPODIN (GENANNT GOSPODIN) – GERMANIA
di Philippe Löhle
produzione: Teatro Stabile di Genova
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16

L’odissea di un uomo che ha dichiarato guerra al sistema di vita in una società capitalista. Gospodin ha scelto di vivere solo con un lama, ma se lo vede sequestrare da Greenpeace. La moglie l’abbandona. Gli amici e i parenti lo sfruttano, approfittando del suo disinteresse ai soldi e alle cose. Prima di essere ucciso, un amico pusher gli affida una borsa piena di banconote, intorno alla quale si aggirano amici e parenti. Gospodin cerca di farsi rapinare, ma inutilmente. Alla fine, la polizia lo arresta e finalmente in carcere trova la sua serenità. Una vicenda surreale e grottesca raccontata in modo fresco e vivace. Ritratto di una generazione che affronta il futuro senza aspettative. Philipp Löhle (Ravensburg, 1978) è uno degli autori di punta della nuova drammaturgia tedesca. Scritto nel 2007, Genannt Gospodin è il testo che lo ha imposto all’attenzione del pubblico e della critica per il suo stile agile ed efficace, caratterizzato da scene brevi e sincopate, con bruschi passaggi dal dialogo alla narrazione.

15 / 17 Maggio 2014 SUEŇA QUIJANO WORK IN PROGRESS IN 4 TAPPE
Teatro Duse
CARIATIDE CANZONE. EPILOGO. ULTIMA “CREAZIONE” DEL WORK IN PROGRESS
di Carla Tatò, Carlo Quartucci
orario spettacoli: feriali ore 20.30
interpreti principali: Carla Tatò, Giovanna Famulari
regia di: Carlo Quartucci, Gianmarco Mecozzi

Da gennaio a maggio 2014 si svolgerà a Genova un articolato progetto in quattro tappe: una “jam session” di teatro, di arti e di artisti all’ombra del Don Chisciotte di Cervantes e alla luce dell’Alonso Chisciano di Borges. Un progetto del “work in progress internazionale” Sueňa Quijano con il Teatro Stabile di Genova. Ideato da Carlo Quartucci e Carla Tatò, protagonisti dagli anni Sessanta del teatro italiano di sperimentazione di ricerca, Sueňa Quijano – Un doppio sogno nella città; ha come suo punto d’arrivo la rappresentazione di un “Evento Spettacolo” sul palcoscenico del Duse, il quale sarà però preceduto da tre altri appuntamenti organizzati con la collaborazione del Conservatorio Niccolò Paganini di Genova, dell’Università degli Studi di Genova – Insegnamento di Storia del teatro e dello spettacolo, il Museo d’Arte contemporanea – Villa Croce di Genova.
Il programma del “work in progress” è a ingresso libero e così articolato:

Conservatorio Niccolò Paganini – gennaio : Sueňa Quijano work in progress: Paesaggio drammaturgico con violoncello, con Carla Tatò (La cantora), Giovanna Famulari (Il violoncello); regia: Carlo Quartucci, assistente alla regia: Gianmarco Mecozzi
Università degli Studi di Genova – Storia del Teatro e dello spettacolo – marzo: Laboratorio di arti della scena: la drammaturgia delle arti
con Carla Tatò e Carlo Quartucci come “I Macbeth / docenti” e con gli studenti, a teatro complici fino all’assassinio.
Un laboratorio in viaggio nei linguaggi delle arti della scena e della docenza del personaggio: Pentesilea docente…
Museo d’Arte contemporanea – Villa Croce – aprile: Sueňa quijano a quijote nel libro d’artista di Mimmo Paladino con opere originali. Versi immaginati e scritti da Giuseppe Conte, con Carla Tatò (La cantora) e Giovanna Famulari (Il violoncello).
La classe di Arti Sceniche Contemporanee di Sueňa Quijano: Fulvio Barigelli, Alex Bracci, Giordano Cianfaglione, Elisa Strabioli, Simona Verrusio
orchestrazione scenica: Carlo Quartucci
assistente: Gianmarco Mecozzi

CARIATIDE CANZONE
Testi, drammaturgie, immagini, figure e personaggi di e da Kounellis, Beckett, Paolini, Borges, Fuchs, Buren, Christiansen, Paladino, Conte, Cotrone, Pirandello, Buonaccorsi, Brecht, Gazzano, Euripide, Sanguineti, Botta, Collo, Strangis, Shakespeare, Tamerlano, Müller, Kleist, Pentesilea e altri.
Tre giorni no stop dall’alba al tramonto. Esposizione. Opere sparse e sudari visivi. Pezzi da abitare e da toccare. Laboratorio per lo spettatore. Affabulazione scenica con violoncello. Vai e Vieni in continuum drammaturgico… e alle 20,30 Cariatide Canzone.
In collaborazione con Teatri, Musei, Gallerie, Università, Accademie di Belle Arti di Genova, Torino, Roma-Genazzano, Parigi, Berlino.

20 / 24 Maggio 2014 RASSEGNA DI DRAMMATURGIA CONTEMPORANEA
Piccola Corte
VERA, VERA, VERA, (VERA, VERA, VERA) – GRAN BRETAGNA
di Hayley Squires
produzione: Teatro Stabile di Genova
orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 16

Il titolo è l’iterazione del nome di battesimo di Vera Lynn (1917-1996): la più celebre cantante inglese nel corso della seconda guerra mondiale, le cui liriche aprono le cinque scene di cui il testo si compone. Sullo sfondo della vicenda c’è il funerale di un ragazzo inglese morto nella guerra in Afghanistan. Lo piangono la sorella Emily, il fratello Danny e il suo migliore amico Lee. Tra Danny e Lee c’è un rapporto conflittuale alimentato anche dal fatto che Lee è da alcuni mesi il segreto amante di Emily. La morte di quel soldato in Afghanistan è motivo di lutto anche per la cugina Charlie e per Sammy, il quale è però distratto soprattutto dalla sfida da lui lanciata a un coetaneo, reo a suo dire di un insulto sportivo. Scritta da una giovane attrice inglese nata nel 1989, Vera, Vera, Vera segna l’esordio di Hayley Squires come drammaturga. Rappresentato per la prima volta al Royal Court di Londra nel 2012, il testo traccia, con linguaggio sciolto e vivace, il ritratto di una generazione alla disperata ricerca di se stessa.

27 / 31 Maggio 2014 RASSEGNA DI DRAMMATURGIA CONTEMPORANEA
Piccola Corte
DUE POVERI ROMENI CHE PARLANO POLACCO (DWOJE BIEDNYCH RUMUNÓV MOWIACYCH PO POLSKU) – POLONIA
di Dorota Masłowska
produzione: Teatro Stabile di Genova
orario spettacoli: feriali ore 20,30

Sulle strade della Polonia post-comunista, s’incontrano un attore di second’ordine e una ragazza madre senza lavoro. Insieme viaggiano facendo l’autostop. Presentandosi come “poveri romeni che parlano polacco”, impongono la loro presenza a un automobilista padre di famiglia che vede in loro soprattutto due potenziali delinquenti; entrano in un bar che assomiglia molto a un bordello; hanno un incidente a bordo dell’auto condotta da una ricca borghese che annega nell’alcool il male di vivere; incontrano un vecchio clochard teledipendente. Quello dei questi due giovani è un viaggio senza speranza, sospeso tra realismo e incubo esistenziale: inesorabilmente votato alla tragedia. Scritto nel 2002 dalla diciannovenne Dorota Masłowska (nata nel 1983), la commedia riprende alcuni temi del suo romanzo, edito anche in Italia con il titolo di Prendi tutto, che si era imposto all’attenzione del pubblico e della critica internazionale per la capacità di riflettere sullo stato della nuova generazione polacca.

info su www.teatrostabilegenova.it

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