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L’importanza di ragionare: a Roma Tre un convegno sulla diversità culturale

Numa, ovvero Roma non fu costruita in un giorno – foto di Francesco Galli

Mai come in questi momenti di grande incertezza e, di conseguenza, di grande fermento, è importante lasciare le porte aperte alla commistione tra diverse sfere dell’arte. Non soltanto perché le creatività tendono spesso a influenzarsi a vicenda in senso positivo, ma anche perché le logiche di ragionamento intorno alle tematiche tornano e si riallacciano in pratiche differenti, creando un interscambio sempre fruttuoso.
Giunge alla diciassettesima edizione il Convegno Internazionale di Studi Cinematografici che quest’anno si svolge al Teatro Palladium nelle giornate del 28, 29 e 30 novembre attorno al tema “Cinema e diversità culturale”.
Realizzato in collaborazione con l’Associazione Culturale KINEMA, il convegno ha avuto l’adesione del Capo dello Stato e l’onorificenza di una medaglia del Presidente della Repubblica ed è promosso dalla Direzione Cinema del MiBAC, dalla Regione Lazio e dal Rettorato dell’Università Roma Tre con la partecipazione di Eutelsat.
Sotto la direzione di Marco Maria Gazzano e Giorgio De Vincenti (Dipartimento Comunicazione e Spettacolo), cinema, teatro, videoarte, comunicazione e arti visive sono le aree di interesse discusse da esperti, studiosi e praticanti provenienti da America, Europa, Africa e Asia.
Oltre a personalità politiche e di rappresentanza, la ricca tavola rotonda inaugurale vedrà, tra gli altri: Achille Bonito Oliva, Franco Farinelli, Giacomo Marramao, Marco Müller, e Stefano Rodotà. Affrontato innanzitutto come un concetto chiave di matrice etica e giuridica, la diversità culturale apre un grande spazio all’esplorazione di cause e conseguenze di una società globale: focus diretti a ciascun continente permetteranno di allargare la visuale dalla prospettiva italiana fino a quella mondiale, analizzando il concetto di “matrice culturale” e contestualizzando le correnti di pensiero, le urgenze tematiche e lo strutturarsi delle pratiche artistico-intellettuali nel quadro complesso dell’era della comunicazione satellitare, in cui i concetti stessi di approfondimento e di contatto vanno ripensati da capo.
Importante è l’offerta, a conclusione di ogni giornata di lavori, di un programma di eventi in grado di mostrare il reale avanzamento di questi ragionamenti nelle pratiche artistiche e la loro possibile interazione. Lunedì 28 il documentario Hollywood Talkies viene presentato dalla storica e teorica del cinema di Roma Tre Veronica Pravadelli in una conversazione con gli autori Oscar Perez e Mia de Ribot (Barcellona). La giornata di martedì 29 situa la riflessione aul rapporti tra arte e antropologia, campo di sperimentazione fondamentale per accedere a un pensiero realmente multiculturale. Dall’Italia al Mali per poi tornare in Europa con l’Odin Teatret di Barba, sulla cui esperienza si confronterà un tavolo di studiosi del teatro del calibro di Franco Ruffini, Mirella Schino, Raimondo Guarino e Stefano Geraci. Numa, ovvero Roma non fu costruita in un giorno, spettacolo di Sista Bramini (compagnia O Thiasos Teatro Natura), si muove tra narrazione ed evocazione, ricostruendo in un’indagine storica e sonora la Roma antica; ma un altro evento d’eccezione è la proiezione del film Nine Poems in Basilicata, “poemi visivi” realizzati da Antonello Faretta con il celebre poeta e performer newyorkese John Giorno. Tutt’altra America è quella raccontata dal poeta nativoamericano (di etnia cheyenne) Lance Henson, in scena mercoledì 30 con una performance coadiuvata dagli artisti Rosario Galli (Italia) e Francisco Cabanzo (Colombia). Un’ottima occasione per vedere un vero e proprio teatro del linguaggio militante è lo spettacolo dello storico binomio Carlo Quartucci/Carla Tatò (ora sotto il nome di Teatr’Arteria): il corpo scenico inperioso di Tatò guiderà lo spettatore in una serie di “variazioni sul tema” attorno alla figura della donna tra intrecci e diversità culturali in estratti di testi di, tra gli altri, Kleist, Marlowe, Beckett, Shakespeare e Borges.

Nelle mani di un folto gruppo di video-artisti è affidato il compito di installare un commento permanente ai temi del convegno, nella mostra Geografie meravigliose e differenze culturali: la video arte e la re-immaginazione del villaggio globale a cura di Marco Maria Gazzano, con opere di: Adriana Amodei (Italia/ Svizzera), Gianfranco Baruchello (Italia), Robert Cahen (Francia), Olga Lucia Hurtago Gomez (Colombia), Jorge de la Ferla (Argentina), Nam June Paik(Corea/Usa), Mario Sasso (Italia), Lino Strangis (Italia), Silvia Stucky (Italia), Gianni Toti (Italia), Steina Vasulka (Islanda/Usa), Giacomo Verde (Italia).
Appare chiara la necessità di offrire e ricevere una risonanza internazionale puntata a un tema come la diversità culturale; il rischio che un taglio nettamente relativista si impadronisca del ragionamento attorno a questa materia è infatti alto e, stando al programma, gli ideatori del convegno (che sarà trasmesso in video streaming su www.dicospe.uniroma3.it) ne sembrano perfettamente al corrente. I due poli utili a bilanciare un pensiero sulla diversità culturale sono dunque democrazia e conoscenza, e il loro luogo non può essere che questo: come viene discusso nella giornata inaugurale, il Nono Obiettivo dell’Onu per il Terzo Millennio è la Cultura.

Sergio Lo Gatto

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3 COMMENTS

  1. Sul tema della diversità culturale ho visto l’anno scorso, in un arci della Brianza, uno spettacolo interessante costruito sull’idea dei muri mentali e fisici che appesantiscono e frenano le relazioni umane, ma impoveriscono anche le culture (che dicono di voler difendere). Uno spettacolo ricco, interessante.

  2. Caro Lello, grazie della segnalazione. Ancora meglio se riesci a ricordarne il titolo, così se ricapitasse vediamo di parlarne.
    Grazie ancora.
    Sergio

  3. Eh infatti, scusate! Era un nome un po’ strano. “Cacania”. Io lo avevo visto in un arci. Leggo su google che la metteranno in scena a dicembre in un teatro a Milano, studio Frigia. Spero siano loro!

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