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Homeno home pageAtlante I - L'ottobrata romana

Atlante I – L’ottobrata romana

Atlante. Atlante è quel titano che sorregge la volta celeste, figlio del mondo e che se lo tiene sulle spalle, che si allea col dio Crono – il Tempo – per ribellarsi alla potenza degli dei, mostrando loro la finitezza anche di un dio; Atlante è il mago che nell’Orlando Furioso dell’Ariosto attrae nel suo castello tutti i paladini per mille e mille incantesimi; Atlante è l’informazione più estesa, quella che enuncia e mette in connessione ogni escrescenza del mondo emerso, ogni luogo divenuto tale, ogni dono della natura universale, condotto a noi perché ne serbassimo la necessità. Atlante è la nostra nuova rubrica settimanale che cercherà, su queste pagine, di sollevare volte celesti e tenerle per un poco sulle spalle, di ribellarsi agli dei e incantare paladini, di connettere fatti e opportunità che il mondo ci consegna e farne una linea riconoscibile di senso e materia viva di cuore e d’intelletto.

Il viaggio di Atlante, attraverso il teatro. Perché siamo convinti che sia oggi il tempo di tornare a porre l’arte – e il teatro prima ancora – come filtro per una visione più veritiera della realtà contemporanea, al fine di rintracciare quella vitalità perduta in mille e mille rivoli d’inchiostro spezzettato e cupo e riannodare i destini dell’arte teatrale a quella rilevanza culturale che sembra non avere più. Teatro e Critica è nato come un sito di informazione e note critiche dal teatro e per il teatro, ma con il tempo quella congiunzione di mezzo ha cambiato forma, s’è accentata a nuovo senso diventando verbale: Teatro è Critica, possiamo dire oggi che in questo ambiente stiamo maturando conoscenze e ramificazioni dell’esistente, partiamo dunque da questo attraversamento perché sappiamo che solo penetrando lo spazio dentro e fuori la scena ci sarà possibile tener fede al proposito di rendere alla realtà una visione universalmente critica e rintracciare così un senso più profondo di ciò che accade.

La nostra storia nasce a Roma, non è casuale dunque che proprio all’inizio di questa stagione furente e decisiva ci si provi a un simile obiettivo che da Roma parta per rinominare – come proprio un atlante – i luoghi in relazione, la prima stagione che separa Roma dalle altri grandi città italiane e la rende una provincia del teatro nazionale, orfana del Teatro Valle e dell’ETI che ne aveva promosso la statura internazionale; la stagione in cui il Valle è stato e resta un luogo occupato da lavoratrici e lavoratori di questo ambiente, rilanciando la battaglia urgente sul bene comune. Proprio in questa stagione dunque crediamo necessario fornire una solida visione delle cose, quando possibile, perché non se ne tema il segno forte della partecipazione e se ne scongiuri l’annientamento. Proprio Roma, con Short Theatre 2011, ha appena chiuso un’estate di festival il cui successo di pubblico illuderà una vitalità irrintracciabile lungo le stagioni teatrali, estate che Antonio Audino, su Il Sole 24 Ore dell’11 settembre 2011, definisce ormai come “una sorta di diffusione parallela in risposta alla mancanza di interesse da parte delle nostre istituzioni teatrali verso il nuovo”, rintracciando però quanto, in tante esperienze mostrate, sembri “farsi strada in maniera più decisa una linea di ricerca chiusa nella sua algida perfezione stilistica”, definendo così un preoccupante deficit di contenuto.

Per questi semi di discussione si torni a riflettere, inabissarsi nelle pratiche del pensiero, provarsi all’azione senza il timore d’impigliarsi nella collosa incapacità: nel Dialogo d’Ercole e di Atlante, nelle Operette Morali di Giacomo Leopardi, quella terra che il titano sorregge s’è fatta minuscola e così leggera che potrebbe portarla come ciondolo; parlando ad Ercole che di forza se ne intende, Atlante dice che “la volontà di Giove mi sforza di stare qui fermo, a tenere questa pallottola sulla schiena”; così dirò io a chi alleggerendo il mondo crede di potersene liberare: più grandi disegni ce ne consegnano la cura, le mani sanno il gesto che ne mantiene alto il fine, il pensiero è l’alimento che ne rifondi a piombo in noi la nuova coscienza. Sulle spalle di Atlante, di arte e di pensiero, il mondo di nuovo s’accresca.

Simone Nebbia

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