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Massimo Castri e il ritorno all’India con Beckett: una partita a scacchi che gli è valsa l’Ubu

Uno spettacolo che ritorna in cartellone, nel medesimo teatro, è una rarità, ma è meno raro se il teatro in questione è anche uno dei produttori e ancora meno sorprendente se lo spettacolo è stato decretato come una delle tre opere teatrali dell’anno.

Parliamo naturalmente del Finale di partita per la regia di Massimo Castri, vincitore dell’ Ubu 2010 ad ex aequo con L’ingegner Gadda va alla guerra e Roman e il suo cucciolo. Un motivo di orgoglio in più insomma per il Teatro di Roma nel riportare, nel suo spazio intimo e decentrato del Lungo Tevere intitolato a Vittorio Gassman, questa produzione beckettiana.

Chi non ha vuoto la possibilità di vedere il giugno scorso il Finale di Partita, interpretato da Vittorio Franceschi, Milutin Dapcevic, Diana Hobel e Antonio Giuseppe Peligra, con la traduzione di Carlo Fruttero, potrà farlo dunque dal 22 marzo al 3 aprile al Teatro India.

Testo teatrale tra i più illuminanti del secolo scorso, per alcuni anche un gradino più in alto dell’epocale Aspettando Godot, “Fin de partie”, così il titolo nella prima stesura in francese seguita dalla traduzione dello stesso artista irlandese che portava il titolo (più lapidario nel suono e nella brevità) di “Endgame”, è, anche a detta dell’autore, “una partita di scacchi”. Pubblicato nel ’57 è animato dagli sfortunati Hamm e Clov, il primo cieco e paralizzato, dunque impossibilitato ad alzarsi dalla sua sedia a rotelle e il secondo senza problemi di vista ma incapace di sedersi. In quest’ironica situazione di deficit contrapposti, i due, legati ancora dall’etichetta (Clov è il servo), aspettano insieme ai genitori di Hamm, tronchi umani che “vivono” in due bidoni della spazzatura, una fine mai così incerta.

Andrea Pocosgnich

in scena dal 22 marzo al 3 aprile 2011
Teatro India [vai al programma del Teatro India] Roma

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