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Sans Objet: se la scena ipertecnologica di Romaeuropa è in realtà un barocco meccanismo

La tecnologia è ormai presente anche in teatro in modo quasi costante, vi è ad esempio tutta una generazioni di nuovi artisti italiani che ha trovato nella musica elettronica e nel video, entrambi elaborati dal (e al) computer, elementi essenziali del proprio linguaggio. Ma ciò che sempre prevale anche in molti di questi nuovi gruppi, è l’artigianalità, ovvero una qualità che implica l’atto del costruire, quando insomma, nonostante l’utilizzo di musiche sintetiche e di effetti visivi antinaturalistici, l’artista rende la propria presenza manifesta, è lui il demiurgo, sia che prenda posto alla sua consolle digitale, sia che la sua presenza si rispecchi nella macchina scenica da lui progettata o pensata. In sostanza, l’artefice dell’arte elettronica è un artigiano perché la tecnologia, anche nella sua forma digitale (e dunque apparentemente spersonalizzante) è sempre di più inglobata, a pieno titolo, dall’artista tra i materiali con i quali l’opera performativa vede la luce.

Così è stato anche per questo Sans Objet ammirato al Teatro Vascello nell’ambito del Romaeuropa Festival 2010.
Anche qui l’opera è molto più retrò nella sua realizzazione di quello che si potrebbe pensare. L’ipertecnologia di stampo robotico non è in fondo un enorme braccio meccanico di provenienza industriale? E forse è proprio qui, ancora, il fascino dell’operazione. La presenza dell’uomo nel lavoro di Aurélien Bory è infatti determinata non solo dalla danza acrobatica dei due performer (fenomenali Olivier Alenda e Pierre Cartonnet), ma dalla mente che guida i movimenti della mastodontica macchina. Quel braccio meccanico, quei pistoni in bella vista intrecciati al proprio ammasso di cavi e innervature elettroidrauliche non sarebbero nulla senza il cervello umano che li controlla, senza la maestria di Tristan Baudouin nascosto in un angolo del palco. La relazione uomo-macchina su cui s’interroga Bory si basa perciò sul costrutto teatrale per eccellenza: la finzione. Perché quello a cui l’artista chiede di credere, quasi totalmente, se lo avesse voluto veramente avrebbe celato del tutto la figura umana del burattinaio, è la capacità della macchina di avere una vita propria, di essere insomma portatrice di una coscienza più o meno umana. Ma l’utopia dell’intelligenza artificiale è ancora lontana da eventuali possibilità realizzative. E invece è l’artigianato ancora una volta a essere protagonista di un’opera che perfettamente mescola filosofia, ovvero il rapporto uomo-macchina depurato dagli stereotipi conflittuali ai quali il cinema ci ha abituato, e la meraviglia che solo la grande performance circense può trasmettere. Perché in definitiva è lo stupore trasmesso da corpi capaci di sfidare la gravità issandosi su quel braccio meccanico, nutrendosi di una leggerezza quasi extracorporea. E poi la meraviglia, qui veramente tutta artigianale, del corpo nascosto sotto il telo di plastica, a celare una vita diversa e affascinante quanto spaventevole, un telo nero che si fa sipario strappato quando la macchina “finge” una violenza alla quarta parete forandola letteralmente, ma non per volontà distruttrice, bensì per concepimento artistico proprio di quella meraviglia che d’improvviso si svela dinnanzi agli spettatori sgretolata in un mare di raggi di luce.

Andrea Pocosgnich

visto il 2 ottobre 2010
Teatro Vascello – Romaeuropa Festival
Roma

Leggi altre recensioni sugli spettacoli del Romaeuropa Festival 2010

Leggi l’intervista al direttore Fabrizio Grifasi

Leggi l’articolo di presentazione

Vai al programma del Romaeuropa Festival 2010

a href=”https://www.teatroecritica.net/2010/10/programma-stagione-2010-2011-teatro-vascello/”>Vai al programma 2010/2011 del Teatro Vascello

SANS OBJET
Ideazione, scenografia e messa in scena
Aurélien Bory con Olivier Alenda e Pierre Cartonnet
Pilota – programmazione robot Tristan Baudouin
Composizione musicale Joan Cambon
Creazione luci Arno Veyrat
Consulenza artistica Pierre Rigal
Suono Stéphane Ley
Costumi Sylvie Marcucci
Scenografia Pierre Dequivre
Accessori monitor Frédéric Stoll
Pitture Isadora de Ratuld
Maschere Guillermo Fernandez
Regia tecnica Arno Veyrat
Amministrazione, produzione e distribuzione
Florence Meurisse, Christelle Lordonné
Produzione Compagnie 111 – Aurélien Bory
Coproduzioni
TNT-Théâtre National de Toulouse Midi-Pyrénées, Théâtre Vidy-Lausanne E.T.E, Théâtre de la Ville-Paris, La Coursive-Scène Nationale La Rochelle, Agora-Scène Conventionnée de Boulazac, Le Parvis-Scène Nationale Tarbes-Pyrénées, London International Mime Festival
Compagnie 111 – Aurélien Bory ha un accordo di finanziamento con il Ministère de la Culture-DRAC Midi-Pyrénées e della Regione Midi-Pyrénées e riceve il sostegno della città di Tolosa e del Conseil Général de la Haute-Garonne.
Per lo sviluppo dei suoi progetti Compagnie 111-Aurélien Bory riceve il sostegno di
Fondation BNP Paribas
Realizzato da Romaeuropa Festival 2010
Con il supporto di Culturesfrance

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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